Uno sguardo al passato e uno al presente, come quando finito il trasloco ci si trova circondati da mura nuove ma allo stesso tempo con quei mobili che ci accompagnano da una vita e ai quali ci siamo affezionati. È un po’ questo il meccanismo della nuova serie televisiva “I Muppet”, prodotta dalla Abc e arrivata Sabato scorso in Italia sul canale FOX.
Un mockumentary, quindi, analogamente allo storico Muppet Show, ci si muove nuovamente nel genere della parodia. Siamo però in un orizzonte diverso rispetto a quello degli spettacoli di varietà, che sono, almeno per quanto riguarda i palinsesti statunitensi, sempre più rari. Potremmo azzardare a dire che se negli anni ’70 un singolo episodio si divideva in modo piuttosto equo tra palco e backstage, qui ci si concentra quasi totalmente sul secondo.
La grande campagna di marketing estiva (la serie ha debuttato sulla ABC a Settembre) è stata tutta incentrata sulla fine della relazione tra Kermit e Miss Piggy, una vicenda messa in piedi con una tale efficacia nell’uso di mezzi come i social network e allo stesso tempo delle apparizioni pubbliche dei due personaggi, da aver suggestionato e appassionato una gran parte di pubblico e, in qualche, da averci fatto dimenticare che si stesse parlando di pupazzi e non di persone reali. È esattamente questo un altro tratto della serie: i personaggi sono pienamente integrati nel mondo umano, ne fanno parte in qualche modo.
Anche la sigla ha in sé una componente classica e una nuova: si tratta di una sequenza frenetica nel backstage, davanti alla zona del buffet. Tutti si avvicendano attorno al tavolo e il nostro Kermit, che vorrebbe soltanto bere qualcosa, deve barcamenarsi tra le esigenze di tutti trovandosi alla fine a bocca asciutta. Il tutto è accompagnato da un nuovo e fresco arrangiamento delle classiche note del tema del Muppet Show, e si conclude con un “sarà ora di cominciare” detto dal ranocchio, che rievoca il “dai forza cominciamo” con quale la storica sigla si avviava alla conclusione (in inglese si tratta proprio della stessa espresione “Time to get things started”).
Veniamo alla trama. I Muppet stanno lavorando a un nuovo programma, un talk show Up Late with Miss Piggy. La maialina ne è chiaramente la conduttrice, Kermit fa da produttore (già visto in tale ruolo durante il Muppets Tonight), Fozzie è l’entertainer dello show, la band suona dal vivo in diretta, Sam l’Aquila pone le problematiche sollevate dal comitato etico… Insomma ognuno trova il proprio posto coerentemente al proprio carattere e ricopre un ruolo simile a quello che aveva produzioni passate (tranne poche eccezioni). Ed è proprio con una riunione di tutto lo staff che si apre il primo episodio. Battute e situazioni tipiche (allusioni sul peso di Piggy, il Dottor Bunsen che “tortura” Beaker non curante del fatto che il proprio assistente possa farsi del male) con l’aggiunta dell’elemento del dietro le quinte documentato: è lo stesso Kermit che chiede ai suoi di essere più disponibili per le interviste one to one davanti alla telecamera. Ed ecco immediatamente inserita una gag in relazione a questa “nuova dimensione” con protagonista Gonzo.
L’atmosfera diventa subito più familiare quando ci spostiamo in sala, dove ritroviamo quella componente di varietà, che, come detto, c’è anche se per poca parte dell’episodio. Non deve sorprenderci quindi ritrovare un’altra tipica situazione: Fozzie che intrattiene il pubblico con le sue mediocri barzellette, mentre in platea vi sono gli iconici vecchi Statler e Waldorf pronti a deriderlo (senza che diventino però il vero centro dello spettacolo come accadeva nel Muppet Show).
Eccoci quindi focalizzati su Kermit e Piggy e sul loro rapporto di ex fidanzati ma contestualmente di collaboratori. La caratterizzazione di Piggy come una diva capricciosa, componente senz’altro presente anche nel passato, è qui portata all’estremo. Probabilmente Prady e Kushell, i creatori della serie, vogliono che sia percepita anche da noi al netto di quelle “attenuanti” che scaturivano dalla liaison romantica con il ranocchio. Adesso “è solo una pazza”. La contesa, apparentemente irrisolvibile, è sulla presenza di Elizabeth Banks come ospite del talk show. Vediamo come anche la formula della celebrità ospite della puntata sia mantenuta e anzi moltiplicata, portandoci a incontrare più di un ospite speciale per episodio (Scooter chiama Tom Bergeron, conduttore di “Ballando con le Stelle” per sostituire la Banks). Anche la sessione di scrittura e ideazione degli autori, nel nostro caso Gonzo, Rizzo e Pepe, richiama molto il tratto parodistico del Muppet Show, che, purtroppo, l’adattamento italiano non riesce a riportare in modo efficace: “Ballando con le Stelle” che diventa“Ballando con gli Czar”, a dispetto degli originali “Dancing with Stars” e “Dancing with Czars”, gioco di parole, con conseguenti risvolti tipicamente muppetteschi.
Fa la sua comparsa anche Denise, un’altra maialina, con la quale Kermit sta adesso frequentandosi. Lei, insieme alla storyline di Fozzie, è la prova più evidente del contesto di integrazione nel mondo reale e con gli esseri umani in cui i nostri pupazzi in gommapiuma si muovono. È una responsabile del marketing dell’emittente, lavora lì come se la cosa fosse perfettamente normale. Anche l’incontro con il ranocchio è avvenuto in un contesto che prescinde dallo show in sé e dall’universo dei Muppet.
Cercando di capire l’astio che Piggy prova nei confronti della Banks, Denise mostra a Kermit uno screen test che l’ex fidanzata del ranocchio aveva sostenuto per entrare nel cast di “Hunger Games”, proprio con Elizabeth Banks a supporto e che si era tradotto in una figuraccia. Reputando il capriccio davvero insensato, Kermit decide di non assecondare l’istanza di Piggy. Parte quindi un piano affinché la maialina venga a sapere soltanto mentre è già in diretta della presenza della Banks nel cast, piano che salta malgrado i tentativi di Scooter di tenere nascosta l’attrice. Finalmente il faccia a faccia trai due ex fa capire la reale motivazione del capriccio, tutt’altro che futile: la fine della loro relazione è avvenuta proprio davanti al cinema dove sarebbero andati a vedere il film “Pitch Perfect 2”, pellicola in cui Elizabeth Banks è trai personaggi principali. Qui vediamo quel lato profondo dei Muppet, che abbiamo imparato ad apprezzare soprattutto nei lungometraggi, quei momenti in cui sono i sentimenti a farla da padroni. E da questo piccolo flashback inizia a farsi strada il pensiero che forse l’eccessiva rigidità di Piggy non sia altro che una reazione all’estrema sofferenza scatenata dalla decisione di Kermit di lasciarsi. Lo stesso ranocchio, mai stato infallibile, in questa situazione si trova ad essere un “insensibile rospo”, colpevole di aver dimenticato qualcosa di così importante e di aver causato tanta sofferenza alla povera maialina. È difficile lavorare insieme, certo, ma alla fine i due sembrano raggiungere un equilibrio, decidendo di essere sempre sinceri l’uno con l’altro. Tipicamente Muppet anche la compresenza di un tratto tragicomico in questi momenti in qualche modo profondi.
Parallelamente abbiamo Fozzie, fidanzato con una ragazza (una ragazza umana, non un pupazzo) e la sua difficoltà nel rapportarsi ai genitori, incerti sulla natura della relazione. Quasi uno scontro razziale giocato tutto su stereotipi e che il nostro orso tenta invano di risolvere seducendo i due futuri suoceri con il mondo della celebrità, portandoli in studio per conoscere Piggy e fare un tour dietro le quinte. Non convince tantissimo in verità questa dinamica, che, tuttavia, ci aspettiamo di trovare anche più avanti nel corso della stagione.
Il secondo episodio “Partner Ingombrante” si apre con un codice rosso. Piggy è in preda a una tremenda crisi isterica, se la prende per ogni cosa e tutti sono in fuga. Tutto scaturisce dalla mancanza di un partner per i prossimi People’s Choice Awards. La troupe è quindi alla ricerca di un ospite col quale possa scattare la scintilla durante lo show e la scelta cade sul tenore Josh Groban (sensazionale l’esibizione con Piggy durante Up Late con Miss Piggy). Il piano ha successo, Piggy è molto più gentile con tutti e anche è Kermit fiero dell’idea che ha avuto: “per la prima volta siamo in codice verde!”. I problemi sorgono quando Groban inizia a interferire con la produzione dello show cercando, di fatto, di alzarne il target intellettuale a svantaggio della componente di varietà (The Electric Mayhem una band acustica?). Lo show diventa orrendo e tocca scegliere: Piggy rilassata e buona con tutti o un buono show? Groban dentro o fuori? La loro vecchia Piggy o la nuova?
Kermit si impone e decide di liberarsi del tenore, impresa tutt’altro che facile. Ma il ranocchio conosce Piggy e sa che facendo leva sul suo egocentrismo, esaltando pubblicamente la sua necessità di consulenze/dipendenza da Groban, la maialina si sentirà in dovere di sbarazzarsi del tenore per non dover condividere la propria ribalta e per mostrarsi ancora una volta come una donna indipendente. Piggy quindi molla Groban e tutto torna come prima. Non convince in realtà la storyline parallela di Fozzie in compagnia dell’icona della comicità in televisione Jay Leno: un confronto di un grande fan con un suo idolo che finisce per farsi sopraffare dall’entusiasmo rovinando il rapporto amicale e professionale che si stava creando. Divertente invece il siparietto tipicamente americano sulla vendita delle scatole di biscotti, un modo carino anche per far comparire il Newsman, personaggio molto presente nel Muppet Show col suo assurdo “Notiziario dei Muppet”.
Di fatto il carattere autoconclusivo di queste storie, per quanto anacronistico in un’epoca fatta di serial che assomigliano sempre più a lunghissimimetraggi (pensiamo alle serie Marvel su Netflix), è assolutamente in linea con le vicende ambientate nel backstage del Muppet Show, completamente slegate tra loro, ma non per questo poco apprezzabili.
Da recriminare probabilmente i numeri musicali centellinati e soprattutto non sempre Muppet: l’esibizione degli Imagine Dragons alla fine del primo episodio si distacca molto da quella di Piggy e Groban nel secondo. La prima assomiglia più a un’apparizione promozionale della band che non può essere troppo invasa dei padroni di casa, relegati solo a fare da sfondo e supporto; mentre nella seconda troviamo quell’atmosfera tipica delle performance dei pupazzi creati da Jim Henson nella quale la star si prende poco sul serio e l’interazione grottesca con ranocchi, orsi o maiali crea uno scenario parodistico molto gradevole e assolutamente coerente con i personaggi e le loro esibizioni di ogni tempo.