Fin dai primi rumor riguardanti Disney+, era chiaro che la Walt Disney Company fosse intenzionata a produrre un contenuto originale targato Muppet per la piattaforma. Dopo la cancellazione di Muppets Live Another Day, le speranze dei fan sono tutte riposte in Muppets Now. Ma quali potrebbero essere gli ingredienti giusti per rilanciare e riportare al successo la sgangherata banda di pupazzi?
Muppet e Disney, un amore tormentato
La storia del sodalizio tra Disney e Muppet affonda le proprie radici negli ultimi anni ’80. Jim Henson, stanco di doversi occupare in prima persona degli aspetti produttivi ed economici dei propri lungometraggi, era alla ricerca di un business partner. Tra gli interessati spiccava il nome di Michael Eisner, allora CEO della Disney. Henson ed Eisner si sedettero così al tavolo delle trattative. I risultati non si fecero attendere e nel 1989 fu prodotto lo special per la tv The Muppets at Walt Disney World. Ma in ballo c’era la possibilità di siglare un accordo da 150 milioni di dollari.
Purtroppo, a causa del decesso prematuro di Henson, i negoziati saltarono. Soltanto nel 2004 Eisner riuscì a portare a termine quanto iniziato, facendo entrare ufficialmente i Muppet tra le risorse della Walt Disney Company. Il successo ottenuto dal ritorno sul grande schermo nel 2011 lasciò ben sperare, tanto da avviare la produzione di un sequel. Tuttavia Muppets Most Wanted non si dimostrò all’altezza delle aspettative e, da allora, sembra che Kermit e compagni fatichino a trovare il proprio posto all’interno dell’azienda.
La serie tv prodotta per la ABC nel 2016 partì con ottimi presupposti: staff creativo d’esperienza, budget più che dignitoso e una poderosa campagna pubblicitaria. In più, il media televisivo rappresentava una sorta di “prima casa” per i Muppet. Era quello il luogo dove, in passato, avevano costruito il loro successo dal nulla. Malgrado gli ascolti abbastanza confortanti, il prodotto finale funzionava ad intermittenza. Spunti narrativi interessantissimi, splendidi numeri di varietà erano accompagnati da momenti in cui i protagonisti sembravano essere out of character. Il chiasso, la spensieratezza e quel “cuore”, che avevano accompagnato la sgangherata combriccola in gommapiuma per oltre 30 anni, venivano spesso accantonati per dar spazio al cinico mockumentary.
Oggi, innegabilmente, Disney+ rappresenta un’occasione imperdibile per i Muppet: sulla piattaforma potrebbero facilmente ritrovare la loro storica fanbase e, allo stesso tempo, raggiungere tantissimi nuovi potenziali appassionati.
Benvenuti al Varietà!
Riguardo a Muppets Now, le notizie sono ancora poche: fino ad ora sappiamo che si tratterà di una serie di corti “senza copione” e che debutterà in estate. Malgrado la componente di improvvisazione desti sicuramente una certa curiosità, il formato cortometraggio promette di correggere qualche errore commesso in passato. Come detto in precedenza, la serie del 2016 alternava momenti ben riusciti ad altri abbastanza discutibili. La trama orizzontale (e alcune storyline secondarie), incentrata sulle vicende personali dei protagonisti, non ha funzionato. O meglio, il suo prepotente prevalere sulla componente più genuinamente di varietà.
Anche nello storico Muppet Show allo spettatore era concesso di guardare dietro le quinte, ma il focus principale di ogni puntata restavano le esibizioni. C’era una continua frenesia, un chiassoso caos organizzato alla perfezione. E, per certi versi, molti dei siparietti nel backstage erano veri e propri sketch a sé, o la prosecuzione di quelli allestiti in scena. Non è un caso, quindi, che uno degli episodi più riusciti della serie del 2016 sia il quarto. Quell’improbabile serata karaoke, nella quale, tra gli altri, lo Chef Svedese canta Rapper’s Delight con il suo strano grammelot, cattura, decontestualizzandola, l’essenza della comicità made in Muppet.
Una serie di corti, da questo punto di vista, sembra far cadere qualsiasi trama orizzontale, focalizzando i singoli episodi sul varietà. Qualcosa, se vogliamo, sulla falsariga dei video prodotti su YouTube una decina di anni fa. Scanzonati e perfettamente in linea con i caratteri e le abitudini dei singoli personaggi, rappresentano tutt’oggi uno dei migliori prodotti dell’era moderna dei Muppet. Come dimenticare Beaker che canta l’Inno alla Gioia o l’Habanera della Carmen? È questa la prima cosa da chiedere a Muppets Now e ai prodotti a venire: canzoni, sketch e tanto varietà!
Indovina chi viene a… mettersi in gioco
Un cliché molto apprezzato nei prodotti made in Muppet è sicuramente la presenza di celebrità al fianco della sgangherata combriccola. I Muppet vantano, infatti, numerosi “amici” che han preso parte, anche più volte, a film e show televisivi. Nella serie del 2016 quest’elemento non poteva certo mancare, tuttavia c’è da rilevare una grossa differenza col passato.
Gli ospiti del Muppet Show partecipavano allo spettacolo essenzialmente per divertirsi. Attori famosi si cimentavano nel canto o nel ballo, musicisti e cantanti affermati prendevano bonariamente parte a sketch comici e via dicendo. C’era una voglia di abbandonare la propria comfort zone e mettersi in gioco. E il contesto era perfetto: qualsiasi errore o sbavatura sarebbe stato facilmente “sceneggiato”. Nella storia recente, i due special di Studio DC: Almost Live, nei quali i Muppet erano affiancati dalle star di Disney Channel, trasmettevano un’aria ben più scanzonata e genuina. L’emittente metteva in campo i propri prodotti, seriali e filmici, integrandovi i personaggi di Jim Henson come ulteriori note di colore.
Molte esibizioni del 2016, invece, trasmettevano la sensazione di essere state confezionati in modo da non stravolgere le abituali performance degli artisti. Dave Grohl canta la sua Learn to Fly con l’iconica band The Electric Mayhem sullo sfondo, ma senza alcun guizzo rispetto ad un normalissimo live (peraltro, facendo da sottofondo ad uno dei momenti con più cuore della serie). E il suo scontro con Animal alla batteria (eco di una vecchia disputa tra il Muppet e Buddy Rich) è relegato ai titoli di coda, come una sorta di fuori onda, senza acquisire la giusta centralità.
Anche Muppets Now vedrà la partecipazione di ospiti speciali. Confidiamo che la formula dell’improvvisazione possa restituire un approccio scanzonato, creativo e intraprendente. Lo stesso che negli anni ’70 ci consentì di vedere Rudol’f Nureev ballare con un maiale gigante ed Elton John cantare Crocodile Rock in una palude con dei coccodrilli come coristi.
The ’90s Revival
Da un lato, come detto, Eisner non riuscì a chiudere l’accordo da 150 milioni di dollari. Dall’altro, tuttavia, Disney e Muppet continuarono a collaborare attivamente. Negli anni ’90 la Disney co-produsse ben due film e uno show televisivo nuovo di zecca.
Con le sue due stagioni, il Muppets Tonight resta ad oggi il tentativo meglio riuscito di revival dello storico Muppet Show. Una cornice perfetta per mettere in scena vecchi e nuovi personaggi, rielaborare alcuni cult come Maiali nello Spazio e creare nuovi esilaranti sketch. Forse una presenza più corposa della vecchia guardia avrebbe reso lo show ancora più solido, ma la scrittura e la costruzione generale colsero appieno lo spirito Muppet. L’idea di proporre un “Tonight Show“, (riutilizzata, peraltro, anche nella serie del 2016 con l’Up Late with Miss Piggy), risulta vincente. In futuro, un Muppets Tonight contenitore di nuovi siparietti e numeri musicali è senza dubbio un’idea con ottimi margini di riuscita.
Ma il vero fiore all’occhiello di quel decennio è rappresentato dalle due pellicole dirette da Brian Henson. Festa in Casa Muppet e I Muppet nell’Isola del Tesoro sono, ad oggi, da considerarsi dei capolavori. Si abbandona la volontà di raccontare storie originali o “autobiografiche”, per mettere in scena due tra i migliori adattamenti-parodia del cinema per famiglie. È strabiliante come ogni personaggio in gommapiuma si adatti, senza forzature, al ruolo assegnatogli, riuscendo con naturalezza a riprendere alcuni dei propri cliché caratteristici. Menzione d’onore per i protagonisti in carne ed ossa: Michael Caine nei panni di Scrooge e Tim Curry in quelli di Long John Silver regalano delle performance attoriali incredibili. A completare il quadro, canzoni e numeri musicali memorabili, di ovvia influenza disneyana, ma arricchite da note di follia made in Muppet.
È un vero peccato che, sull’onda del film uscito nel 2011, non si sia optato per riportare nelle sale una parodia (nel senso disneyano del termine). In fin dei conti, Kermit e compagnia sono dei personaggi incredibili, capaci di raccontare una buona storia in modo originale, scanzonato e, allo stesso tempo cogliendone il cuore. Forse è questo il progetto al quale, più di tutti, oggi bisognerebbe ambire. E, in tutta sincerità, non credo che un I Muppet e il Giro del Mondo in 80 Giorni sarebbe molto difficile da concepire. È già tutto scritto: basta guardare attentamente tra le pagine di Verne e nei cuori in gommapiuma dei possibili interpreti.