La realizzazione di “Snoopy & Friends” è stata davvero una sfida per moltissimi aspetti. Ce ne ha parlato Scott Caroll, Supervising Animator del progetto. Avviato al mondo dell’animazione grazie all’Industrial Light and Magic, lavora oggi per i Blue Sky Studios, dove ha già collaborato a produzioni come “Ortone e il Mondo dei Chi” e “L’Era Glaciale 2” e successivi.
L’idea di realizzare un film basato sui Peanuts è stata accettata per pura passione, ma pensare di doversi confrontare con un patrimonio di storie e personaggi così tanto conosciuti e amati è stata anche una grande fonte di stress e agitazione. Tra l’altro questa iniziativa ha avuto il supporto degli eredi di Charles Schulz, soprattutto del figlio Craig.
Scott e il suo team si trovavano nella difficile condizione di dover capire come approcciare al grande schermo senza tradire lo stile unico e riconoscibile dei disegni. Quindi bisognava documentarsi il più possibile su tutto l’universo dei Peanuts, parlare con chi aveva lavorato alle strisce e agli speciali televisivi, studiare l’evoluzione del design dei personaggi lungo tutto l’arco di tempo di pubblicazione dei fumetti. Lo stile originale dei disegni però non si prestava affatto al grande schermo e alla CGI, e questo perché non erano predisposti a una qualche forma di tridimensionalità: erano rappresentati soltanto da alcune angolazioni, senza riuscire ad avere un visione d’insieme in tre dimensioni. Ciò rendeva impossibile creare movimenti fluidi, poiché c’erano problemi di proporzioni e di prospettiva: non si potevano gestire i cambiamenti delle pose con le solite transizioni. Il regista ha sempre invitato tutta la sua troupe a “tornare ai fumetti” ogni qual volta ci fossero stati dubbi su come continuare a procedere e andare avanti col lavoro. Allora hanno cercato di esaminare gli speciali televisivi realizzati in occasione di festività come Natale, Halloween e via dicendo. Si sono resi conto che lo stile in quei lungometraggi era basato proprio su movimenti goffi, simili a quelli che animano Muppet, non fluidi.
Avvalersi di personaggi animati a “passo a due” poteva essere un metodo per risolvere questa problematica ed effettivamente i test sembravano confermarlo. Animare a “passo uno” significa avere fotogrammi tutti differenti; se invece parliamo di “passo a due”, ci si presentano coppie di fotogrammi uguali (significa che nei 24 frame che servono a costruire un secondo di animazione, se stiamo usando la tecnica a passo a due, ci saranno 12 tipi di fotogrammi ognuno inserito due volte).
Però non si è utilizzato soltanto il “passo a due”: ad esempio per differenziare il mondo dell’immaginazione di Snoopy da quello reale, si è deciso di animare il personaggio “a passo a due”, mentre tutto il resto a passo uno.
Ma anche così, per quanto riguarda il passaggio da una posa all’altra, c’erano ancora problematiche da risolvere. Guardando quindi nuovamente ai fumetti, si è deciso di servirsi di alcuni “trucchi” presenti nelle strisce, come l’inserimento di elementi multipli e tratti di penna in 2D per sottolineare alcuni movimenti. Una grossa sfida sono stati anche gli effetti visivi come la pioggia, le nuvole o la scia di sporco attorno a Pigpen. Anche per questi in alcuni casi si è utilizzato il supporto del disegno in 2D.
A questo punto è stato necessario formare una vera e propria scuola, la Van Pelt Academy, per istruire i futuri animatori del film su come disegnare i personaggi (sulle proporzioni in rapporto agli oggetti dell’ambiente circostante, sugli elementi che costituiscono i volti, gli arti e su come si modificano leggermente nel momento in cui si muovono in qualche modo particolare).
La costruzione dell’isolato lasciava non poche perplessità in quanto sia nelle strisce sia negli speciali televisivi, non vi è mai una visuale totale o comunque ampia di tutte le case del quartiere. Fortunatamente, grazie a qualche ricerca, sono riusciti a trovare in Minnesota alcune costruzioni perfettamente somiglianti alle poche viste nei disegni di Schulz e hanno basato la realizzazione del vicinato su questo paesino.
Per ottenere un effetto soddisfacente a livello di riprese, è stata utilizzata una lente 85mm che riusciva a non far risultare i personaggi come appiattiti. Tuttavia lo sfondo correva questo rischio e per questo hanno dovuto aumentare le distanze tra gli elementi che lo compongono.
Prima del panel ci è stato possibile partecipare a una round table in compagnia di Scott Carroll, durante la quale gli abbiamo posto qualche domanda.
L’obiettivo di “Snoopy & Friends” è quello di portare sul grande schermo dei personaggi conosciuti nel mondo fumettistico, non in 2D ma in 3D. Quali sono state le sfide, le paure durante la lavorazione a questo progetto? Avete ideato nuove tecniche per riuscire nel risultato?
Sì, abbiamo dovuto elaborare delle nuove tecniche per poter gestire questi personaggi in 3D. Volevamo onorare i disegno di Schulz, ma allo stesso tempo ci siamo resi conto che così come erano disegnati, non erano adatti a questo tipo di trasposizione, soprattutto a causa delle proporzioni. Abbiamo dovuto creare delle nuove visuali dei personaggi a seconda dell’angolazione della telecamera e abbiamo dovuto creare più modelli per ognuno di loro. Qualcosa di completamente diverso rispetto al nostro modo tradizionale di lavorare.
Quali ricerche sono state fatte durante le fasi di pre-produzione?
Bella domanda! Sì, abbiamo dovuto fare moltissime ricerche. Charles Schulz ha realizzato a partite dagli anni ’50 circa 18.000 strisce. Le abbiamo studiate a fondo cercando anche di tracciare il percorso evolutivo che hanno subito i personaggi. Poi abbiamo preso come riferimenti gli speciali televisivi di Natale, Halloween, che sono quelli conosciuti dalla maggior parte delle persone. Volevamo essere sicuri di cogliere ciò con cui siamo cresciuti e a cui siamo affezionati… Non volevamo rovinare l’infanzia a nessuno! Non volevamo fare nulla che distruggesse i personaggi, così abbiamo cercato ed esaminato qualsiasi cosa riguardasse loro per documentarci e cercare di riportare il loro stile sul grande schermo.
Con i Peanuts c’è stata l’approvazione da parte degli eredi di Schulz. Ma in generale, anche pensando a “Ortone e il Mondo dei Chi” o a uno dei prossimi progetti come “Ferdinando il Toro”, quando ci si trova ad adattare un classico così ben noto e conosciuto e che porta con sé delle caratteristiche figurative ben precise, qual è la sfida dell’illustratore o animatore nel creare un nuovo modo per rappresentarli?
Dipende soprattutto dal materiale di partenza. Per i Peanuts, essendo molto conosciuti e amati, abbiamo deciso di restare fedeli allo stile delle strisce e onorare il disegno molto riconoscibile di Schulz. Con Ortone avevamo più libertà creativa e potevamo esplorare nuove strade, soprattutto per quanto riguarda il design dei personaggi. Dipende comunque molto dalle scelte del regista e da quanto questi voglia restare fedele al lavoro originale o meno e da quanto la storia si presti ad essere ampliata.
Abbiamo detto che i Peanuts presentano uno stile semplice e molto riconoscibile. Ma con questa semplicità si trattava di cose serissime. Vedremo anche questo aspetto nel film? E poi i Peanuts si troveranno a farci riflettere su problematiche della nostra società, diverse da quelle di 65 anni fa?
Domande molto interessanti entrambe! Abbiamo cercato di introdurre alcuni dei temi seri trattati nelle strisce, ma contestualmente abbiamo dovuto seguire una storia e in generale nei film d’animazione si tende a trattare una vicenda in modo più leggero, quindi non ci è stato possibile scavare a fondo come nelle strisce. Nel film però si parla comunque di temi come l’autostima, l’amicizia e la necessità o meno di inserirsi nella società moderna. I personaggi sono costruiti in modo tale da poterci riconoscere in essi (abbiamo messo in scena forse il personaggio più sfortunato mai animato in CGI: Charlie Brown). Io ho tre figli e credo che possano riconoscersi nei personaggi rappresentati così come può farlo un adulto. In generale direi che i Peanuts sono come adulti nel corpo di ragazzini di otto anni e hanno problematiche moderne. Per Schulz le strisce erano una sorta di diario ed è come se in ognuno dei personaggi ci fosse una parte di sé. Non sono affatto solo bidimensionali ma, come la glassa su una torta, hanno al di sotto qualcosa di più importante.
In Italia i Peanuts sono visti come un fumetti per adulti. Volevo chiedere se, magari anche a seguito di pressioni da parte della produzione, si è dovuto adattare lo stile e la storia a un pubblico di più piccoli.
Per quanto riguarda il film, abbiamo cercato di renderlo per tutti quanto più possibile. Supponiamo che sì, ci sia una maggioranza di fan adulti dei Peanuts, quindi i temi dovevano essere in qualche modo adeguati alle loro esigenze. D’altra parte i miei figli ne hanno guardato qualche pezzo e sono riusciti ad apprezzarlo al meglio. Credo sia un film per tutti.
Puoi dirci qualcosa su “Ferdinando the Bull”, uno dei prossimi progetti degli Blue Sky Studios? Tra l’altro è una storia sulla quale è già stato fatto un corto della Disney.
Non so quanto possa dire a riguardo… Posso dirvi che arriveranno novità nei prossimi mesi.