Nei titoli di testa di Star Wars Episodio IV – Una Nuova Speranza veniamo a sapere che la Ribellione ha ottenuto la prima vittoria contro il malvagio Impero Galattico: un manipolo di spie è riuscito a impossessarsi dei piani dell’arma definitiva, la Morte Nera.
A distanza di 40 anni dall’iconico prologo, con Rogue One: A Star Wars Story la Disney e il regista Gareth Edwards (Godzilla) ci portano tanto tempo fa in quella galassia lontana lontana proprio per svelarci come i ribelli siano riusciti in un’impresa tanto disperata quanto fondamentale ai fini del conflitto contro l’Imperatore e il suo braccio destro Darth Vader.
Dopo un breve prologo in cui ci viene mostrato come l’Impero sia ovunque e riesca a raggiungere anche coloro che vorrebbero vivere in pace, veniamo rapidamente portati in pianeti della galassia mai esplorati prima – ma ce n’è anche uno di vecchia conoscenza – dove l’azione e l’adrenalina fanno da padrone.
Ci ritroviamo così a viaggiare di pianeta in pianeta, proprio come se fossimo a bordo di una navicella spaziale, passando tra le file dell’Impero dove assistiamo al completamento della Morte Nera e dei vari giochi di potere all’interno delle alte sfere di comando, al fronte dei ribelli sempre in lotta e sempre più tesi, anche a causa di voci non confermate che parlano di una micidiale arma spaziale.
Nella prima parte facciamo inoltre la conoscenza di personaggi inediti molto ben caratterizzati che rappresentano una delle basi e delle fondamenta di Rogue One. Jyn Erso (Felicity Jones) è una donna forte e determinata, Cassian Andor (Diego Luna) è un ribelle che segue il suo istinto, Chirrut Îmwe (Donnie Yen) è un guerriero spirituale molto sicuro di sé e che conta sul burbero ma fidato Baze Malbus (Jiang Wen) e infine K-2SO (Alan Tudyk) è un droide fin troppo schietto. Veri eroi romantici. A loro si contrappone il perfido, spietato ed arrogante ufficiale imperiale Krennic (Ben Mendelsohn), il cui unico scopo è pavoneggiarsi dei risultati ottenuti davanti all’Imperatore.
Anche se l’inizio è un po’ lungo e perde leggermente ritmo nella parte centrale, il secondo tempo è adrenalina allo stato puro. Qui Rogue One entra pienamente nel vivo della vicenda e segue Jyn Erso e uno sparuto manipolo di ribelli tentare l’impossibile. 45 minuti di combattimenti ben strutturati dove nonostante la grande confusione dell’azione, tutto risulta molto chiaro e che raggiunge il suo apice con le scene in cui è presente Darth Vader, più minaccioso e cattivo che mai. La seconda parte è insomma un vero e proprio salto nell’iperspazio, caratterizzato da suspance e azione.
Punto di forza della pellicola è sicuramente la sceneggiatura di Tony Gilroy e Chris Weitz, che riesce a dare vita ad una storia solida, avvincente, adrenalinica, epica e piena di pathos, dove i nuovi personaggi sono ben caratterizzati e quelli che tutti già conosciamo sono ben riproposti, a partire da Darth Vader qui caratterizzato da una leggera tinta horror che ne aumenta la perfidia e la pericolosità.
Ottima la regia di Gareth Edwards che riesce a portarci nel pieno della vicenda catapultandoci nella storia ora nei panni di un ribelle, ora di un soldato imperiale. A ciò va aggiunta la sapiente scelta di fare movimenti di macchina che richiamino soluzioni adottate nella trilogia classica, rendendo la regia sempre fluida anche nei momenti di maggior confusione.
Ineccepibili come sempre gli effetti speciali, capaci di rendere sempre più realistici i voli nello spazio, i raggi laser e tutto ciò che un film di fantascienza ambientato nello spazio comporta. L’eccezione che conferma la regola è la digitalizzazione del viso di un paio di personaggi di vecchia conoscenza. A tutto ciò va aggiunto la discreta prova attoriale del cast guidato dalla bellissima e determinata Felicity Jones.
Rogue One è un film che non deluderà le attese dei tanti fan della Saga. Si tratta di un ottimo prodotto stand-alone che fa della solida ed emozionante narrazione il suo punto di forza principale, visivamente capace di guardare al passato in maniera saggia e con riverenza, ma al contempo in grado di discostarsi e di fornire nuove soluzioni. Il senso di avventura verso l’ignoto, il concetto di futuro e altri temi che conosciamo da Una Nuova Speranza sono presenti, ma sono ben centellinati e usati in maniera sapiente, costituendo quindi solo il contorno di un racconto dal respiro molto più ampio. Insomma, un ritorno al passato ma con creatività ed innovazione.