Questo film è già stato recensito in anteprima dal nostro Jacopo.
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Quattro anni fa il mondo dell’animazione occidentale è stato scosso da tre film, ognuno rivoluzionario a suo modo: Toy Story 3, Rapunzel – L’intreccio della torre e Dragon Trainer. E se da Disney e Pixar alla fin fine ce lo aspettavamo, la mossa operata da DreamWorks è stato un fulmine a ciel sereno. Finalmente anche loro sembravano aver capito che la qualità paga, e infatti quell’esperimento ha dato origine a ottime pellicole, come Kung Fu Panda 2, Madagascar 3 e soprattutto Le cinque leggende e I Croods.
Il merito, manco a farlo apposta, è di uno storico collaboratore Disney: Chris Sanders. Per chi non lo sapesse, si tratta del regista di quel piccolo gioiello che è Lilo e Stitch, unico film Disney dell’era 2000 a essersi salvato dalla pesante mannaia della critica. Ebbene sì, la Disney se l’è lasciato sfuggire per divergenze creative e il risultato è stato Dragon Trainer.
Il campanello d’allarme suona nel momento in cui si annuncia Dragon Trainer 2. Il film non sarà diretto da Sanders, occupato con i suoi Croods, ma dallo storico collaboratore Dean DeBlois.
Il primo capitolo era stato in grado di realizzare con estrema naturalezza e in modo brillante una perfetta fusione tra situazioni già viste e scelte originali e coraggiose. La tecnica è la stessa con cui è stato ideato il già citato Lilo e Stitch, capace di proporre sullo schermo situazioni assurde e di farle sembrare normali. Nel caso di Dragon Trainer si è scelto di mutilare i due personaggi protagonisti, ragazzino e drago. Una scelta forte, mostrata con semplicità e sentimento.
C’è un altro elemento che rende Dragon Trainer un film più Disney che Dreamworks: i momenti musicali.
Tutto questo si perde in Dragon Trainer 2. La mancanza di Sanders pesa tantissimo, e il sequel butta alle ortiche l’ottimo percorso iniziato con il primo, scegliendo una via più convenzionale e andando a parare sul sicuro.
Dragon Trainer 2 è la solita furbata Dreamworks. Si mostra al pubblico ciò che si sa con certezza che al pubblico possa piacere. Vogliono vedere Hiccup diventare un eroe? Vogliono Sdentato puccioso che si comporta come un gattino? Vogliono più draghi, più combattimenti, più emozione? Dreamworks regala ai suoi spettatori tutto quanto, ma manca il “di più“. Il “di più” che Sanders aveva avuto il coraggio di mostrarci.
A singole scene molto belle e toccanti si alternano umorismo facilone e ripetitivo, due momenti musicali che nulla hanno a che vedere con quelli dagli echi disneyani del primo (e il più emozionante dei due è interrotto sul più bello) e un’animazione che fa storcere il naso. Com’è possibile che una casa importante come DreamWorks possa portare sul grande schermo un personaggio come Astrid, che in questo film è animata malissimo? La ragazza sembra una bambola meccanica, un pupazzo senza vita. Lo sguardo è vuoto e il viso totalmente privo di espressività: quella di Astrid sembra quasi un’ animazione non finita. Il buon doppiaggio italiano compensa, ma non è abbastanza per non rendere il personaggio fastidioso. (Questa clip è l’esempio migliore). D’altra parte, l’animazione di Valka è sicuramente interessante, ma non si discosta troppo da quella della protagonista dei Croods.
Dragon Trainer 2 è un film nella media. Indubbiamente funziona, è godibile, intrattiene, emoziona, e la reazione della critica e del box office lo dimostra. Dispiace, tuttavia, che un franchise che era partito come una ventata di novità sia stato in questo modo riportato all’ordine.