La nostra prima recensione di Big Hero 6 è a cura di Jacopo Iovannitti/Bert.
Qui trovate la seconda.
Cosa ben nota è quanto Walt Disney, l’uomo dei sogni, fosse oltre che un inguaribile visionario, un eccelso sperimentatore nonché innovatore. Rivoluzionò più volte non solo il modo di fare animazione ma anche il modo di narrare le storie.
Molti altri studi presero ispirazione da lui, chi dichiarandolo apertamente, chi nascondendolo maniacalmente.
A distanza di anni dalla sua scomparsa, i Walt Disney Animation Studios hanno sempre cercato di portare avanti questi ideali e si può finalmente dire che, da quando il mondo dell’animazione sembra essersi (quasi) totalmente convertito alla CGI, questi non solo possono vantare d’avere la migliore animazione al mondo ma anche d’aver sperimentato un nuovo modo di narrare le storie. Non ci troviamo più in mondi temporalmente distaccati dalla realtà e visibilmente estranei dalla nostra quotidianità, bensì in città più reali che mai, con protagonisti comuni e problemi d’ordinaria amministrazione.
Dove trovare tutto ciò? La risposta è semplice: in Big Hero 6.
Il problema maggiore di un film come questo, anzi, di un classico come questo, era quello di eliminare tutte le critiche scaturite dal fatto che per la prima volta gli studi d’animazione più famosi del mondo non prendessero spunto da una fiaba classica, come era solito fare, bensì da una storia a fumetti targata Marvel, universo fumettistico e cinematografico da poco acquistato dalla major che sta invadendo il mondo in modo piuttosto repentino. Cosa avrebbero portato sullo schermo? Un semplice comic-movie versione cartoon oppure un film più che mai attuale mostrando le loro grandi e veri doti di innovatori?
Opto, dopo due visioni, per la seconda risposta.
I personaggi che troviamo in Big Hero 6, infatti, non sono semplici eroi, ad esser sinceri non lo sono per nulla. Sono ragazzi che si trasformano per combattere ed affrontare in modo, almeno secondo loro, più semplice e maturo gli ostacoli che la vita può riservare quotidianamente, dalla pubertà alla morte. Con il protagonista, Hiro, sarà semplicissimo ricordare i propri quattordici anni, il mettersi sempre in discussione ed il crede di non esser mai in grado di compiere grandi gesti se non supportati ed amati da una famiglia che, per quanto possa non essere perfetta, resterà sempre a te vicino, rappresentata dall’esuberante e sempre indaffarata Zia Cass e dal comprensivo e generoso Tadashi, che purtroppo avrà ben pococ spazio per mostra altri aspetti di sè. Essenziali le amicizie che si svilupperanno con il passare del tempo, tutte diverse fra loro ed originali in un film d’animazione. Ogni personaggio, difatti, rappresenta un moderno ragazzo, dalla fantastica e studiosa Honey Lemon, alla mascolina e trasgressiva Gogo Tomago, all’ansioso Wasabi ed alla mascotte piuttosto particolare del gruppo, Fred(-zilla). Ma senza ombra di dubbio, l’elemento di maggior spicco che più amerete e che più sa farsi amare è il tenero e coccoloso Baymax. Nessuno più di lui può rappresentare quella che potrebbe esser definita la visione moderna di Walt Disney. Seppur robot, ha un animo ed una innocenza deliziosa. Non stufa, fa ridere e cura le persone. Quest’ultima è la sua missione. Farebbe di tutto per renderti felice e risolvere i tuoi problemi. Persino distruggere, se richiesto? Questo è quanto gli verrà sottosposto da Hiro in uno dei maggiori momenti di tensione del film, mettendolo decisamente alla prova. La vendetta è cieca, si sa, e persino un quasi adolescente dovrà rendersi conto di quanto sia sbagliata, di quanto questa non faccia tornare indietro le persone, di quanto nessuno scompare davvero. La chiave di tutto è vedere le cose in una prospettiva diversa, con un robot che non potrebbe rivelarsi miglior compagno, maestro ed allievo, crescendo con lo stesso ragazzino. Voi sareste in grado di farlo?
In un’ora e mezza, vi assicuro, potrete provarci. Se si può sognare, come anche Hiro sostiene, si può fare.
Con pochi colpi di scena, il lungometraggio procede in modo lineare grazie ad una simpatica comicità ed al lavoro di Don Hall (Winnie The Pooh – Nuove Avventure nel Bosco dei 100 Acri) e Chris Williams (Bolt – Un Eroe a 4 Zampe), i registi del film, che potevano permettersi con Robert L. Baird (Chicken Little, I Robinson, Monsters & Co, Monsters Univeristy, Cars), Dan Gerson (Chicken Little, I Robinson) e Jordan Roberts, gli sceneggiatori, una conclusione forse più matura ed inaspettata, giocando sopratutto con quelli che si scopriranno esser gli antagonisti, avidi, ma per quanto reali nella media. Da queste decisioni, semplici, si nota però come il film voleva esser diretto e realizzato principalmente per un pubblico bambino. Sarebbe bastato poco per alzare ancor più la media e per chiudere alcune vicende in modo più emozionante.
Superlativa l’animazione, che con le luci e gli effetti speciali ci immerge in una città futuristica come San Fransokyo, e che ci dimostra come i WDAS siano in grado di diversificare i volti umani e soprattutto di come di anno in anno si perfezionano in questo. Tessuti e materiali non sono mai sembrati più reali. Un eccezionale foto-realismo che vi lascerà a bocca aperta e vi farà dubitare, grazie ad un costante uso del 3D, se siete davvero in una sala cinematografica o in quel mondo.
La colonna sonora, inoltre, composta da Henry Jackman (Winnie The Pooh – Nuove Avventure nel Bosco dei 100 Acri, Ralph – Spaccatutto, Captain America – The Winter Soldier), aiuta ad immergersi in questa metropoli a tratti orientale ed a tratti occidentale, forte nelle scene d’azione e dolce nelle sequenze familiari, in grado di amplificare le sensazioni che lo spettatore sarà portato a provare, dalla rabbia alla commozione.
In conclusione, Big Hero 6 risulta esser un ottimo film che gioca con la sua semplicità e la propria comicità naturale e spontanea rendendolo perfetto per il pubblico più piccolo, che lo apprezzerà senza alcun dubbio. Con la più bell’animazione vista fino ad oggi, luci ed una colonna sonora significativa, ha dato inizio ad un nuovo “genere” per l’animazione che speriamo in futuro venga nuovamente sviluppato, questa volta con maggiori ambizioni. Uscirete dalla sala felici e vogliosi di avere un Baymax tutto per voi cantando “BIG HERO SEI, SEI, BIG HERO SEI, SEI“, e se avrete la pazienza di aspettare i titoli di coda per vedere un certo Stan Lee capirete la mia ultimi citazione.