Con l’accordo ufficializzato a fine 2017, la fusione tra Disney e Fox dovrebbe concludersi nel corso dei prossimi mesi, addirittura – pare – entro la fine di febbraio. L’acquisizione ha un valore di 71.3 miliardi di dollari e segna la mossa più ambiziosa della carriera del CEO Bob Iger, che si assicura così di poter rivaleggiare direttamente con i business digitali di Netflix, Facebook e Google.
Ma il processo di fusione tra le due aziende sarà tutt’altro che semplice, anche perché si tratta di qualcosa che non è mai avvenuto in queste proporzioni. Ci sono stati acquisizioni e passaggi di testimone in passato, ovviamente, ma mai nell’epoca moderna una major company ha inglobato una sua rivale in questo modo. Quello che avverrà alla fine del processo è né più né meno che la scomparsa di una compagnia che ha segnato oltre 80 anni di storia del cinema e il cui logo rimarrà ora soltanto un simbolo e poco più.
E mentre i fan dei supereroi Marvel già pregustano il momento in cui potranno vedere gli X-Men insieme agli Avengers, l’atmosfera è molto meno festosa presso gli studi Fox, dove è ormai chiaro che a fare le spese di questo cambiamento epocale saranno, ovviamente, i dipendenti. In un pezzo di approfondimento di The Hollywood Reporter si parla per la prima volta di numeri. La Fox aveva 22.000 dipendenti nell’anno 2018; di questi soltanto 7000 saranno assunti sicuramente in quella che diventerà la “Nuova Fox”. 4000 saranno invece licenziati (anche se questo numero potrebbe salire fino a 10.000 secondo l’analista Rich Greenfield, che definisce il processo “una carneficina”).
I restanti rimarranno in un limbo: di fatto è difficile prevedere ora quanti saranno effettivamente i licenziamenti, in quanto data la complessità dell’operazione molte decisioni dovranno essere rimandate a dopo l’acquisizione. La Disney ha promesso che, qualora non fosse possibile offrire ai dipendenti una nuova posizione equivalente a quella ricoperta in precedenza, ci sarà l’opportunità di ricevere una liquidazione fino a due anni per i lavoratori che sono allo studio da oltre 26 anni.
Secondo Greenfield, questo è un territorio inesplorato per la Disney, in quanto in tutte le acquisizioni precedenti che ha fatto l’azienda (Pixar Animation Studios, Marvel Entertainment e Lucasfilm) non ci sono stati licenziamenti di massa. Come conseguenza, la 20th Century Fox produrrà anche molti meno film di quelli che realizza ora, che sono all’incirca 12-14, fino a scendere a 4-5 l’anno.
Tra i franchise su cui la Disney non vede l’ora di mettere le mani c’è senza dubbio Avatar, il cui primo film è ancora la pellicola che ha incassato di più nella storia, con 2.8 miliardi di dollari in tutto il mondo. La Disney possiede già un parco dedicato ad Avatar a Walt Disney World, con i diritti concessi in licenza, e ora sicuramente avrà modo di espandere ulteriormente lo sfruttamento di questa saga quando arriveranno i sequel (il primo uscirà nel 2020).
In mezzo alle moltissime informazioni diffuse per quanto riguarda i settori cinema e soprattutto televisione, tutto tace invece sul fronte animazione: la Fox possiede un gruppo chiamato Fox Animation, a cui fanno capo anche i Blue Sky Studios (creatori de L’Era Glaciale e Rio). Non è chiaro che fine farà questo studio all’interno delle proprietà della Disney, che sicuramente non necessita di un terzo studio di animazione accanto ai già perfettamente funzionanti Disney e Pixar.
Qui maggiori informazioni su cosa comprende l’accordo tra Disney e Fox.