Dal 4 novembre è disponibile in fumetteria, libreria e online la nuova serie di PK, con il primo numero intitolato PK – Un nuovo eroe sceneggiato da Roberto Gagnor e disegnato da Alberto Lavoradori. Un rilancio in grande stile per l’amatissimo personaggio, che negli ultimi anni è stato ospitato dalle pagine di Topolino e che ora torna in una testata tutta sua, Topolino Fuori Serie.
Un altro tempo, un altro luogo, ma lo stesso papero mascherato di sempre. Nella storia inedita Un nuovo eroe ritroveremo il super papero che, dopo aver fronteggiato per anni vampiri emozionali evroniani e una serie di nemici infiniti, questa volta dovrà appellarsi a tutte le sue risorse per uscire dal guaio spaziotemporale in cui si è cacciato.
Di seguito la nostra intervista allo sceneggiatore Roberto Gagnor in occasione di Lucca Comics & Games 2019.
Siamo nell’anno del rilancio di due diverse identità di Paperino, PK e Paperinik. Perché ha ancora senso tenerli separati? O meglio, quali caratteristiche rendono PK “PK” e Paperinik “Paperinik”?
Roberto Gagnor: “Sono due modi diversi di vedere Paperino, che è un personaggio così grande da avere un passato, un presente e un futuro. Se vogliamo, Paperinik e le storie di Marco Gervasio guardano al passato del personaggio e sperimentano nel rispetto della tradizione – operazione tra l’altro molto difficile da fare -, mentre le storie di PK guardano al futuro e sono basate sull’innovazione. In mezzo c’è il Paperino del presente, un personaggio che racchiude tutti e tre. Quindi le due cose possono coesistere tranquillamente, anche perché secondo me attirano tipi di lettori diversi”.
PK aveva fatto il suo debutto sulle pagine Topolino qualche anno fa, ma ora si è reso necessario dargli una nuova collana chiamata “Fuori serie”. Come mai?
Roberto Gagnor: “È una decisione della redazione, di Alex Bertani e Davide Catenacci. Forse si è cercato di dargli uno spazio suo in cui non fosse costretto da certe caratteristiche di Topolino, per esempio in questa versione grande si possono apprezzare meglio le tavole. Su Topolino le storie di Artibani e Sisti – che per me sono dei capolavori – avevano una dimensione di un certo tipo, le mie avranno un’altra dimensione ancora e quindi per segnare questo cambio di rotta si è optato per il nuovo formato. Vorrei sottolineare però che non si tratta di un reboot: sono storie che si collegano a quell’universo, ma chiaramente quando un nuovo autore prende il testimone non deve imitare il passato ma creare qualcosa di nuovo. Artibani e Sisti per me sono due maestri, ma questo è il mio PK”.
È la prima volta che ti cimenti con questo personaggio, come ti sei preparato?
Roberto Gagnor: “Innanzitutto ho riletto le storie del passato e le ultime uscite su Topolino. Però ho capito subito di voler fare una cosa diversa, perché volevo raccontare una fantascienza e un supereroismo alla mia maniera. Io sono cresciuto con gli X-Men degli anni ’90, con un’idea di fantascienza dinamica, in cui tutto era possibile. Per cui ho cercato di dare a questo numero e alle prossime storie questa caratterizzazione. In questa storia in particolare PK viene un po’ spogliato di tutto, si trova nei guai e deve uscirne da solo. Per questo il titolo è Un nuovo eroe, perché volevo che cominciare con il togliergli tutto per poi ripartire da capo. Di nuovo, non è un reboot, ma si avvicina a quello che fanno gli autori Marvel dando nuove caratterizzazioni agli stessi personaggi”.
Le tue storie per Topolino fanno molto ridere, però si tratta di una comicità molto diversa da quella di PK, che è più improntata sul sarcasmo alla maniera dei supereroi americani. Come hai modellato il tuo stile sul personaggio?
Roberto Gagnor: “Il sarcasmo è un’arma che abbiamo usato tanto e di cui forse abbiamo abusato. Adesso ti aspetti sempre che il personaggio sia cool e con la battuta pronta. Io volevo raccontare un’avventura grandiosa, ma lo humor deve esserci sempre. Esempio perfetto sono i Guardiani della Galassia, che combinano benissimo le risate con i momenti drammatici. Mi premeva tenere il mio humor, però rispettando le atmosfere di PK”.
Il fandom di PK è molto appassionato e molto esigente. Prendere le redini di una serie con un pubblico simile è una grande responsabilità. Ti senti pronto ad affrontare le eventuali critiche?
Roberto Gagnor: “È vero, è un pubblico molto esigente che oggi è cresciuto e ama ancora il personaggio. Però lo amo anche io, e proprio perché lo amo fare un’imitazione di chi c’è stato prima non avrebbe alcun senso. Non posso dare ai fan quello che si aspettano, il mio lavoro è dargli quello che non si aspettano. Ho cercato di raccontare in maniera diversa e soprattutto di sorprendere sempre: il primo numero finisce in un modo, nei prossimi succederanno un sacco di cose, ho in mente una trama sul lungo termine. È chiaro che a qualcuno non piacerà, però è giusto che la cultura di massa periodicamente si rinnovi e proponga qualcosa di nuovo in una cornice riconoscibile”.
E per quanto riguarda il futuro? Senza fare troppe anticipazioni, sappiamo che arriveranno altre storie…
Roberto Gagnor: “Mi occuperò anche delle storie future di PK. Cosa succederà? Beh, non ve lo dico. Però ho un piano lungo per queste storie, anzi è stato molto bello che la redazione mi abbia detto di osare. Io inizialmente avevo proposto delle idee anche abbastanza tranquille, ma poi mi hanno dato carta bianca per osare. Sono contento che ci sia con me Alberto Lavoradori, che è un disegnatore diverso, dirompente, interessante… può piacere o non piacere, ma senza dubbio nessuno fa quello che fa lui. E quindi dico: va bene così, andiamo a osare insieme!”.