Era il 2001 quando nelle librerie arrivava la prima avventura di Artemis Fowl, giovane genio criminale ideato dallo scrittore irlandese Eoin Colfer. La saga fantasy per ragazzi si compone di otto libri e di una raccolta di racconti e, visto il successo, era solo questione di tempo prima che arrivasse l’adattamento cinematografico. La realizzazione del film venne annunciata già nel 2001, ma rimase in stand by fino al 2013, quando Disney prese le redini del progetto. Dopo la lunga gestazione, la produzione entrò nel vivo nel 2017 e le riprese si svolsero nel marzo 2018 tra Inghilterra, Irlanda del nord, Ho Chi Minh e Taipei.
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Tutte le differenze tra libro e film di Artemis Fowl
Diretto da Kenneth Branagh, Artemis Fowl sarebbe dovuto arrivare nei cinema italiani a settembre 2019, ma è stato prima spostato a maggio 2020, per poi essere distribuito in esclusiva in streaming su Disney+ dal 12 giugno. Il motivo dell’arrivo sulla piattaforma è da ricercarsi nell’emergenza sanitaria da Coronavirus.
La storia vede protagonista il dodicenne Artemis Fowl II, un ragazzo intelligente e arguto. Figlio unico, condivide le sue giornate con il padre, il ricco uomo d’affari Artemis Fowl I, il quale gli sta insegnando tutto sulle fiabe irlandesi. La vita del ragazzo cambia improvvisamente a causa della scomparsa del padre durante uno dei suoi viaggi d’affari. Contattato da una misteriosa figura incappucciata, Artemis scopre che le fiabe non sono semplici storie: la sua guardia del corpo gli mostrerà la biblioteca segreta di famiglia, rivelando così che le creature magiche del folklore irlandese esistono veramente.
Per il ragazzo inizia allora una corsa contro il tempo per trovare l’Aculos, un potente artefatto del mondo fatato che il padre ha rubato. Oltre a lui e al misterioso rapitore, anche la LEP – la polizia del mondo fatato – è alla ricerca dell’oggetto magico. Facendo affidamento sul suo intelletto, Artemis farà di tutto per recuperare l’Aculos e salvare il padre.
Quando un romanzo viene trasposto in un film è normale avvengano dei cambiamenti: media diversi richiedono un linguaggio diverso. Ben vengano quindi rielaborazioni e modifiche se queste risultano interessanti. Il problema di Artemis Fowl non è tanto l’aver stravolto completamente il materiale originale, ma il fatto che nel corso dell’operazione è stata data vita a una storia senza capo né coda. La sceneggiatura, o meglio quella che dovrebbe essere tale, di Conor McPherson e Hamish McColl ha messo in piedi un’avventura che non riesce minimamente a emozionare o divertire, un mero susseguirsi di eventi collegati male fra loro. Un’insieme di idee senza senso.
Definire i personaggi bidimensionali e senza personalità è eufemistico: è impossibile simpatizzare o immedesimarsi con loro, più passa il tempo e più allo spettatore non interessa nulla del loro destino. Compiono azioni senza un perché, e soprattutto pronunciano affermazioni che non hanno alcun riscontro nella vicenda mostrata: esempio lampante è il protagonista, che si presenta come genio criminale ma di fatto non fa nulla né di geniale né di criminale. Show, don’t tell – cioè mostra non raccontare – è una delle regole fondamentali del cinema che qui viene del tutto ignorata. Ci viene detto che Artemis è un genio del crimine, ma non ci viene mostrato che effettivamente lo sia.
Come se non bastasse, durante i 95 minuti di visione di Artemis Fowl, è onnipresente una fastidiosa voice over che ci spiega ogni cosa, non lasciando un minimo di immaginazione allo spettatore. Ma la pecca più grave è la mancanza di magia, in tutte le sue forme. Non manca soltanto la cosiddetta “magia del cinema”, ma non si ha nemmeno il minimo sentore o accenno della magia del mondo fatato. Il mondo sotterraneo, più che da creature fantastiche, sembra popolato da persone dalle orecchie a punta con tecnologia avanzata.
Artemis Fowl è dunque un fallimento su tutta la linea. La storia procede a una velocità eccessiva che non dà modo allo spettatore di gustarsi le scene e di capire cosa sta succedendo; e allo stesso tempo la rapidità degli eventi che si susseguono stona con il ritmo del film, a dir poco noioso. Manca anche il colpo di scena che ci si aspetterebbe da una storia del genere.
Persino il cast non riesce a immedesimarsi nei propri personaggi e quindi a restituire le loro emozioni. Judi Dench e Colin Farrell sono a dir poco spaesati e imbarazzati nei rispettivi ruoli. L’unico che sembra divertirsi è Josh Gad. Inoltre la regia di Branagh si limita a seguire i vari personaggi a distanza di sicurezza, non si riscontra nulla della poetica del regista. Siamo davanti a un nuovo Nelle pieghe del tempo: buona idea di base, sviluppata malamente.
Un vero peccato, perché Artemis Fowl avrebbe potuto essere l’inizio di un duraturo e redditizio franchise; invece si è rivelato essere l’ennesimo film della domenica da vedere mentre si fa altro. Un disastro costato 125 milioni di dollari. Semplicemente inutile.
Foto: Courtesy of The Walt Disney Company Italy
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