Persino gli artisti dei grandi studi americani ormai guardano con interesse al fermento dell’animazione europea. E a ragione, perché dai paesi che maggiormente stanno investendo su questa forma d’arte (Francia e Irlanda su tutti) arrivano veri e propri gioiellini che hanno la capacità di rimettere al centro quello che in America sembra scomparso: la visione dell’autore. La genesi de La famosa invasione degli orsi in Sicilia in questo senso è emblematica di questo nuovo modo di fare animazione: prodotto in Francia, il film non solo è basato su un romanzo italiano, ma ha alla regia l’italiano Lorenzo Mattotti, fumettista e illustratore alla prima prova dietro la macchina da presa.
Il lungo lavoro di adattamento operato da Mattotti e dal suo team sull’opera originale di Buzzati non deve essere stato facile, ma ha dato i suoi frutti. Il film, che pur si mantiene piuttosto in linea con il romanzo, sceglie di inquadrare la storia della famosa invasione degli orsi all’interno di una cornice quasi mitica, affidata ai due cantastorie Gedeone e Almerina. Cercando riparo in una caverna, i due si imbattono in un vecchio orso e, un po’ per sdebitarsi dell’ospitalità, un po’ per non essere mangiati in un sol boccone, decidono di raccontargli una storia antica che riguarda orsi e umani. Il meccanismo narrativo della cornice è spesso un’arma a doppio taglio in quanto rischia di interrompere eccessivamente lo svolgimento della trama. Qui, tuttavia, il pericolo è stato abilmente scongiurato: i due narratori (a cui poi si aggiungerà nel secondo atto il vecchio orso, doppiato dal compianto Andrea Camilleri) rappresentano non soltanto l’espediente registico per guidare lo spettatore alla comprensione della storia, ma anche il ponte tra la realtà e la leggenda, tra chi assiste al racconto e gli abitanti del regno di re Leonzio.
È un mondo che sembra un teatro di burattini quello immaginato da Lorenzo Mattotti, in cui orsi e uomini finiscono per confondersi e prendere i vizi l’uno dell’altro. Ma è anche un mondo che sa delinearsi in maniera netta attraverso il mezzo dell’animazione: la palette di colori, le forme ben distinte, il design di personaggi come il mago De Ambrosiis, un piccolo capolavoro di linee e geometrie, contribuiscono alla creazione di un universo del quale non si ha mai abbastanza. A lasciare totalmente stupefatti è soprattutto il lavoro senza pari portato a termine dal team di specialisti di luci e ombre. Sono queste ultime, soprattutto, a caratterizzare i personaggi de La famosa invasione degli orsi in Sicilia, disegnati completamente a mano ma resi volumetrici e tridimensionali unicamente dall’utilizzo delle ombre. Non è solo una questione di avanzamento tecnico (e lo è, perché è difficile ricordare un altro film d’animazione 2D illuminato a questo modo): le ombre raccontano la storia, non lasciano mai i personaggi, determinandone personalità, movimenti, emozioni e stati d’animo.
Il finale del film, poi, è forse il miglior regalo che Lorenzo Mattotti potesse lasciare al suo pubblico: in un mondo in cui il cinema, e specialmente il cinema per ragazzi, tende sempre di più a voler spiegare ogni cosa, dando in pasto a chi osserva passivamente quasi un’overdose di informazioni, La famosa invasione degli orsi in Sicilia rema in direzione contraria con un finale aperto in cui soltanto l’intervento dello spettatore può sciogliere il mistero. La risposta è nell’immaginazione di chi guarda, e questo è un modo di fare cinema bellissimo.
Foto: ©2019 Prima Linea Productions – Pathé Films – France 3 Cinéma – Indigo Film