Ci sono voluti ben sette anni per dare alla luce Mavka e la foresta incantata, una fiaba ecologista che un coraggioso gruppo di artisti ucraini ci consegna finalmente al cinema, a partire dal 20 aprile.
Intessuto di colori, musica e folklore ucraino, Mavka è una produzione interessante che testimonia la vitalità dell’animazione europea anche di fronte alla guerra e al conflitto. E proprio di conflitto parla questa storia, tanto che la sua uscita dopo i fatti di cronaca dell’ultimo anno lo rende ancora più rilevante: al cuore della vicenda c’è una fanciulla protettrice della foresta, che dovrà scegliere tra il suo dovere di custode della Natura e l’amore per il musicista Lukas, in una guerra che coinvolge spiriti e esseri umani.
Il film sembra avere un budget piuttosto consistente, considerata anche la lunghissima lavorazione: visivamente parlando, si segnala soprattutto una certa cura nel production design e negli sfondi, così come nel concept delle creature fantastiche che abitano la foresta incantata. Belle le sequenze animate a mano che raccolgono palesemente il testimone dell’irlandese Cartoon Saloon. Più limitata, invece, seppur quasi mai sgradevole, la computer grafica dei personaggi umani: su tutti spicca ovviamente la protagonista Mavka, che ha le movenze della prima ballerina ucraina Kateryna Kukhar e sulla quale è stata fatta un’evidente ricerca grafica che ha come riferimento l’espressività delle principesse Disney, o comunque dell’animazione mainstream americana. È l’unico personaggio su cui questo tentativo è riuscito, ma funziona, rendendola graziosa e sicuramente appealing per il pubblico di riferimento (ci fosse una bambola, probabilmente andrebbe a ruba!).
Anche il racconto in sé e certe scelte narrative sembrano attingere a piene mani da alcuni grandi successi Disney degli ultimi anni, specialmente Rapunzel e Frozen. Le somiglianze sono numerose (c’è persino una scena che richiama la sequenza della Kingdom Dance di Rapunzel), tuttavia l’effetto complessivo è ben lontano da quello di un rip off; sembra invece che gli autori di Animagrad Studio abbiano intercettato sapientemente i gusti dei ragazzini di oggi, calando elementi noti in un contesto fiabesco ucraino, con l’intenzione ovviamente di proporre l’opera sul mercato internazionale. La sintesi è curiosa, a volte più riuscita, a volte meno, ma sicuramente indice di una certa lungimiranza. Nel finale, il film sceglie di mettere la protagonista a confronto con la potenza distruttiva dei suoi poteri magici: una libertà che non ci si è voluti prendere nemmeno con Elsa di Frozen, e quindi piuttosto coraggiosa.
C’è da dire che Mavka e la foresta incantata offre ben poco allo spettatore adulto solitario, che si troverà davanti una produzione non certo eccezionale né dal punto di vista della scrittura né da quello estetico. È invece una visione ben più adatta alle famiglie con bambini, che troveranno in essa tanti spunti di discussione da affrontare insieme. Tra le tematiche ci sono infatti il senso di responsabilità verso la propria comunità, la protezione dell’ambiente, la solidarietà, l’apertura verso il diverso e, ovviamente, la guerra: una triste ma importante metafora della realtà che si trova ad affrontare oggi il popolo ucraino.