Siamo felici di ospitare sulle nostre pagine la recensione di Topolino e lo Zio d’America scritta da Valerio Paccagnella per il forum La Tana del Sollazzo.
Vi consigliamo di seguire l’autore sul già citato forum, luogo di ritrovo per appassionati di cinema, animazione, fumetto e games, e sul sito The Disney Compendium, di cui vi abbiamo già parlato QUI.
Topolino e lo Zio d’America (Artibani/Soldati) è il seguito di Topolino e la Promessa del Gatto (Artibani/Cavazzano), apparsa su Topolino 2994. Si tratta di una doppietta di storie nate come omaggio a Camilleri e al suo Montalbano, nelle quali lo sceneggiatore Francesco Artibani si è impegnato moltissimo sia a ricreare il feeling del personaggio originale che – cosa importantissima – a integrarlo in modo efficace con il consueto scenario Disneyano. Fin troppo spesso accade infatti che storie celebrative o promozionali in cui appaiono vip o personaggi famosi in versione tartufata o paperizzata appaiano forzate, poco naturali o semplici marchette: non è questo il caso. Artibani introduce nel mondo Disney un personaggio letterario di prima scelta, e crea una contaminazione intelligente tra i diversi linguaggi dei rispettivi ambiti di provenienza. Il risultato è che la statura di Montalbano non ne viene minimamente scalfita, mentre Topolino risulta addirittura valorizzato, trovandosi ad avere a che fare con una realtà poliziesca più dura e interessante del consueto.
Questa seconda avventura di Topalbano è un seguito perfettamente simmetrico al suo predecessore. Se nella prima storia seguivamo Topolino nella sua trasferta siciliana, adesso è Topalbano a spostarsi invece negli USA, venendo a contatto con un mondo a lui estraneo. Va notato inoltre che Topolino non appare se non dopo molte pagine, lasciando allo stesso Topalbano il compito di immergere il lettore nella storia. Il personaggio infatti è ormai stato introdotto e si svincola dallo scomodo ruolo di guest star, prendendosi i suoi tempi e i suoi spazi. La storia è veramente pregna di spunti, battute e contenuti interessanti: va notato ad esempio come l’arrivo di Basettoni non coincida per forza con l’arresto del criminale di turno, ma che ci sia spazio anche per una fuga improvvisa e un concitato inseguimento in auto, diversamente da molte storie poliziesche in cui l’azione vera e propria scarseggia. Ancora una volta tematiche che si pensavano tabù per il fumetto Disney come la morte o l’alcool vengono invece trattate da Artibani con grande naturalezza, alzando dove possibile l’asticella narrativa e rivelando così il gran potenziale nascosto in questi personaggi. Persino la scelta di includere nel cast un Pietro più collaborazionista del solito viene motivata dando al personaggio motivazioni solide e autentiche per accettare questa alleanza temporanea. L’accettazione di Gamba nella squadra da parte di Topolino e soci, che normalmente nel fumetto Disney stonerebbe, viene inoltre messa nella giusta prospettiva dallo stesso Topalbano, consapevole che in questo lavoro a contare sono i pesci grossi, e che si possa chiudere un occhio sui delinquentelli di bassa lega, qualora si rivelassero occasionalmente utili.
Bisogna riconoscere come, attraverso Topalbano, Artibani sia riuscito a portare a Topolinia un po’ di quell’evoluzione narrativa che negli anni 90 avevamo visto nelle sue migliori storie di MM. Poche settimane dopo aver lanciato un segnale potente come il ritorno di PK, ecco che l’infaticabile Artibani si riconferma l’autore più versatile e utile per il settimanale, capace di mostrare alle nuove leve il sistema più intelligente, efficace e onesto per evolvere il Disney di carta. Che si tratti di Montalbano, di PK, di Moby Dick o dell’Ultima Avventura di ZP, Artibani ha già fornito in pochi anni un esauriente e onestissimo manifesto autoriale, un know how per affrontare il fumetto disneyano in tutte le sue forme, in modo da renderlo interessante, incisivo e all’insegna della qualità. A prova di futuro, insomma.