Nuova (brevissima) videorecensione sul nostro canale YouTube.
Stavolta parliamo dell’action figure di Athena, dal film Tomorrowland – Il Mondo di Domani. Potete trovarla di seguito.
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Stavolta parliamo dell’action figure di Athena, dal film Tomorrowland – Il Mondo di Domani. Potete trovarla di seguito.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=w2OY3uuNcw0&w=560&h=315]Ieri abbiamo partecipato all’anteprima stampa de Il Viaggio di Arlo, film dei Pixar Animation Studios da oggi nelle sale cinematografiche italiane.
Ecco cosa ne abbiamo pensato a caldo con i nostri amici di SeeSound!
Che cosa ne pensate? Andrete a vedere il film?
Ecco a voi la sinossi ufficiale del film: Il Viaggio di Arlo si pone la domanda che ci tormenta da generazioni: cosa sarebbe successo se l’asteroide che cambiò la vita sulla Terra avesse mancato il pianeta e i dinosauri non si fossero mai estinti? Il film racconta la storia di Arlo, un simpatico brontosauro con un grande cuore. Quando una tragedia colpisce la sua famiglia, Arlo è costretto a intraprendere un viaggio insieme a uno strano compagno – un cucciolo d’uomo. The Good Dinosaur è una straordinaria avventura alla scoperta di sé stessi piena di insidie, personaggi esilaranti e tanto sentimento.
Il lungometraggio sarà diretto da Peter Sohn (Parzialmente Nuvoloso). In Italia uscirà il 25 Novembre. Sarà preceduto nelle sale dal cortometraggio Sanjay’s Super Team.
Cliccate qui per vedere il Teaser Trailer e il Poster del film!
Dalla fantasia di due autori come Stefano Intini e Corrado Mastantuono, che ben conosciamo per le loro collaborazioni sulle pagine di Topolino, è nata l’idea di questo splendido volume “Il Piccolo Pierre, Storie Disordinate” che la nota casa editrice italiana Tunuè ha deciso di dare alle stampe.
La storia si sviluppa seguendo le avventure di Pierre, un bambino molto intelligente e curioso che però ha qualche problema a socializzare con i compagni della sua stessa età.
Pierre non ha disturbi comportamentali, semplicemente non si relaziona bene con i suoi coetanei. Lui ha interessi diversi, più eruditi se vogliamo. E l’avere come angelo custode un diavoletto di nome Pilar certamente non lo aiuta!
Esteticamente opposti, Pierre e Pilar non hanno molto in comune anzi non hanno proprio niente.
Pierre, è saggio, ordinato, ubbidiente e pacato, il secondo, il suo alter ego, è al contrario impulsivo, caotico, sfrontato e, a volte, irriverente.
Ma come in tutte le più grandi coppie le singolarità e le peculiarità dei due personaggi si integreranno nel corso di questa splendida avventura e riusciranno finalmente a trovare un equilibrio a queste loro differenze, ad aprirsi l’uno con l’altro, risolvendo finalmente una difficile coabitazione e trasformando le loro debolezze in carte vincenti.
La famiglia, l’avidità umana, l’ecologia e l’ambiente sono i temi portanti della narrazione che si sviluppano e intrecciano fra di loro risultando perfettamente equilibrati nello sviluppo della storia e assolutamente comprensibili sia ad un lettore più adulto che ad un lettore di tenera età.
Il piccolo Pierre è senza alcun dubbio un bambino in grado di diventare l’eroe moderno dei più piccoli e il tenero amico dei più grandi.
Impeccabile, poi, la parte grafica, fra colori sgargianti, paesaggi dettagliati e l’accattivante design dei personaggi.
La storia, pubblicata nella collana “Tipitondi” è preceduta da una inverosimile e a volte esilarante presentazione sulla nascita dei protagonisti in cui Mastantuono si diverte in una parodia dei personaggi e degli autori stessi con l’ironia che abbiamo trovato nella lunga avventura.
L’edizione ospita dei meravigliosi contenuti e studi grafici di preparazione dei protagonisti, anche nelle primissime versioni in cui i due erano degli anatroccoli antropomorfi e degli splendidi omaggi che con delle reinterpretazioni di Pierre e Pilar da parte di professionisti di assoluto valore (Marco Gervasio, Silvia Ziche, Claudio Villa, Marco Soldi, Giorgio Cavazzano e altri).
Una volta chiuso il libro la nostra testa, speranzosa di poter leggere molto presto nuove avventure, non potrà fare a meno di chiedersi cosa stiano facendo quel bambino e il suo diavoletto.
– Potete immaginare, creare e costruire il luogo più meraviglioso della terra ma occorreranno sempre le persone perché il sogno diventi realtà.
Tomorrowland – Il Mondo di Domani è un film in grado di far sognare chi non sogna, di far credere chi non crede e di ricaricare chi per natura è ricco di forza di volontà. È il film per chi sa guardare oltre e andare sempre avanti. Un film che fonda il proprio pensiero sul credo americano per eccellenza. Quello ottimista e sognatore di Walt Disney, personaggio che pur non presente fisicamente nel film, come poteva essere in un Saving Mr. Banks, risulta essere costantemente al fianco dei protagonisti. Nel piccolo Frank, che lo ricalca negli anni di esordio e ci conduce in questo fantastico luogo delle meraviglie, nella “Città di Smeraldo” degli artisti e dei creativi; nel Frank più adulto, che ha perso la voglia di andare avanti, creare e lottare ma che con il giusto stimolo è in grado di ritrovarla e gettarsi in grandi imprese; nella giovane Casey, con la sua precoce genialità e la sua profonda positività, e persino nella particolare Athena, in grado di cogliere le potenzialità e l’immaginazione delle persone e di farci commuovere superando i limiti della tecnologia. Ci si renderà davvero conto di come sia difficile sperare e non perdere mai la voglia di pensare in grande e di come, soprattutto, sia più facile arrendersi e credere di non poter far nulla, di cedere davanti al proprio futuro come se fosse realmente già scritto e immodificabile.
Difatti tutto il film gira intorno alla voglia di fare, di cambiare le cose, di non esser passivi, di lottare per migliorare il nostro futuro, d’essere il cambiamento che desideriamo ogni giorno non scoraggiandoci davanti le avversità. Brad Bird, regista della pellicola nonchè sceneggiatore con Damon Lindelof e Jeffrey Chernov, riesce a trasmettere con serenità questo spirito in poco più di due ore di film, con un coinvolgente inizio, una prolissa parte centrale che nonostante la lunghezza non annoia essendo condita da una buona dose di ironia e una conclusione con lieto fine. Un film che vi ammalierà non tanto per le luci, le grandi macchine e i ripetuti scontri, quanto per come è scritto. Il tutto è arricchito dall’ennesima grande colonna sonora di Michael Giacchino, con il quale ha collaborato per quasi tutti i film della sua carriera, e dalla preziosa fotografia di Claudio Miranda che passando da campi di grano e cieli color pastello arriva a impetuosi paesaggi basando tutto su un gioco di contrasto e saturazione. Impeccabile il cast, composto sostanzialmente da cinque attori:
Ricco di riferimenti ad altre produzioni della Walt Disney Company e dei film più importanti per il regista americano come Gli Incredibili, potrete visitare una delle aree tematiche che caratterizza i parchi della casa cinematografica sparsi per il mondo grazie a grandi effetti speciali sempre più realistici e voglia di impressionare. Un peccato che non siano state approfondite maggiormente “le usanze del luogo”.
In barba alla serie di remake che ci aspetteranno nei prossimi anni e di cui, nel bene e soprattutto nel male, abbiamo già avuto un assaggio, Tomorrowland – Il Mondo di Domani è un’avventura fantascientifica ricca di misteri e speranza che rappresenta al meglio lo spirito dei primi film d’animazione del papà di Topolino, questa volta resi reali. Originale, positivo ed emozionante vi farà viaggiare fra modi riscoprendo il vero senso della vita, rendere reali i propri sogni, lottando fino alla fine. Non vi deluderà e denuncerà uno degli atteggiamenti che va più combattuto nella società moderna.
Uscirete dalla sale carichi di voglia di vivere e cambiare ciò che non è giusto.
Nelle sale dal prossimo 9 Aprile, prodotto e distribuito dai Sony Pictures Studios, Humandroid: è la storia di ogni bambino che viene al mondo, pieno di promesse, e in particolare di Chappie, dotato, speciale, un vero prodigio. Ma c’è una cosa che rende Chappie diverso da tutti gli altri: lui è un robot. Il primo robot capace di pensare e provare sentimenti autonomamente. La sua vita, la sua storia, cambieranno il modo di vedere umani e robot per sempre.
Dotato di un’ottima regia ad opera di Neil Blomkamp, che conferma il clamore creato intorno a lui dai suoi precedenti film, District 9 e Elysium, il lungometraggio è tutto perfettamente collegato, dalla prima sequenza fino all’ultima scena, grazie ai giusti tempi d’azione e di crescita. Ci sarà ben poco da annoiarsi. Scritto perfettamente a quattro mani dallo stesso regista e da Terri Tatchell, con la quale ha sviluppato qualche anno fa il già citato District 9. La pellicola cammina sui desideri più usuali dell’uomo. Innumerevoli sono le volte che l’essere umano ha desiderato di creare qualcosa di unico, da zero, come altrettante sono state le volte che ha desiderato potere, forza e ricchezza, controllando ciò che lo circonda, ciò che ci circonda, rendendosi invulnerabile. Con il passare delle ere, dei secoli e degli anni, proprio per portare avanti questi desideri, siamo arrivati a sviluppare nuove tecnologie e a superare i limiti posti dalla natura. Ma non sempre siamo riusciti a farlo senza sacrifici, dolore o morte. Ogni volta la lezione non viene appresa, si spera sempre di poter ottenere ciò che si vuole senza alcun danno o effetto collaterale. Quando tutto ciò accade… chi è il vero cattivo? Ciò che si scatena o chi ha causato tali disgrazie? Gli uomini avidi di denaro, l’industria che non guarda in faccia a nessuno cambiando parere in base al successo o l’invidia più profonda nei confronti di chi in modo del tutto lecito realizza i propri progetti? Ed in questo truce mondo, come si può crescere, distinguere il bene dal male, scegliere uno dei due lati? Eppure Chappie dovrà farlo. In questo clima di tensione sarà l’unico personaggio non umano, almeno non fisicamente, che ci mostrerà (come se fosse uno specchio) com’è il mondo, come si suddivide e come si scontra. Ricco di auto-ironia andrà alla ricerca di sè stesso riflettendo sulla propria identità e sulla correttezza delle proprie azioni.
Nonostante un cast che vanta nomi del calibro di Hugh Jackman nei panni del cattivo che sembrano stargli sempre meglio, di Sigourney Weaver tornata sul grande schermo in una effimera parte da magnate e del giovane attore indiano Dev Patel che sembra migliorare di film in film, risultano tutti inesistenti rispetto al carismatico Chappie, realizzato in modo perfetto e del tutto credibile.
Con una fotografia ed un’estetica caricaturale che a tratti sembra esser uscita da un videogioco “openworld” di qualche anno fa, il film è ricco di riferimenti al mondo Nerd che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede, ispirandosi saltuariamente alla cultura degli anni ottanta. Il tutto è posto in risalto dalla una sorprendente e ben fatta colonna sonora che potrebbe esser tranquillamente considerata musica d’autore per discoteche. Se poi diciamo che è stata composta principalmente da Hans Zimmer, comprenderete in modo più che chiaro la mia precedente affermazione.
All’apparenza Humandroid è sviluppato su argomenti che fanno parte della nostra quotidianità, la lotta fra il bene e il male, la tecnologia e l’evoluzione umana, tuttavia se l’uomo doveva insegnare come vivere a Chiappie, sarà proprio Chiappie a insegnare all’uomo come vivere. Aspettandomi un film carino, sono uscito dalla sala dopo aver visto un piccolo capolavoro, emozionante e completo.
– I Wish…
Spesso desideriamo ciò che più ci attrae, senza capire se questo sia ciò di cui abbiamo bisogno. Spesso immaginiamo principesse desiderose di partecipare ad un ballo regale con un sontuoso vestito e sfavillanti gioielli. Ancor più spesso crediamo che i bambini siano semplici esseri ingenui e sprovveduti, che non sappiano imparare dai propri errori. E, soprattutto, spesso banalizziamo che nelle fiabe ci sia sempre un lieto fine, che la giustizia sia sempre tale e trionfi su tutto.
Eppure non sempre è così. Into The Woods, il nuovo film dei Walt Disney Pictures Studios che finalmente il 2 Aprile giungerà nelle sale italiane, ce lo dimostra. In ritardo di tre mesi dall’uscita americana e basato sul popolare ed omonimo spettacolo di Broadway, unisce in chiave ironica quelle che sono alcune delle più popolari fiabe che da generazioni ci vengono tramandate e narrate fin da bambini: Raperonzolo, Jack e Il Fagiolo Magico, Cappuccetto Rosso e Cenerentola unendole tra loro tramite una vicenda del tutto nuova incentrata su un panettiere e sua moglie, sul loro desiderio di formare una famiglia e sul rapporto con la strega che ha gettato su di loro una terribile maledizione rivoltatasi contro sè stessa.
Ogni singolo personaggio, come potrete vedere fin dal prologo, è mosso dalle proprie ambizioni, egoistiche, pure o sognatrici che siano, ma ognuno di loro dovrà affrontare la dura realtà della vita: tutto ha un prezzo, bisogna stare attenti a cosa si desidera, capire se lo si vuole davvero, se è ciò che si cerca e non solo ciò che incanta. La linea fra l’una e l’altra cosa risulterà esser più sottile del solito. Perchè “dentro la foresta” tutto è possibile, si possono incontrare strane creature, essere salvati o salvare. In altre parole, Into The Woods è un percorso interiore sulla responsabilità delle proprie azioni. E mai avremmo potuto immaginare che proprio la Walt Disney Company potesse prendersi l’incarico di portare al cinema una simile storia, che in un certo senso rende ingenui e faciloni alcuni fra i suoi personaggi più famosi (ed anche perché l’opera originale è ricca di riferimenti poco opportuni per il pubblico familiare alla quale la major si rivolge principalmente, ma che nonostante tutto ritroverete in minima parte). Forse, proprio per questo, la morale viene in un certo senso nascosta, detta fra le righe, in un finale troppo repentino rispetto al resto della narrazione, divisa in un due evidenti atti come il musical originale, ricchi di canzoni che vanno scemando per esser sostituiti da azioni e dialoghi nella parte centrale. Ma questa colpa, forse, è di un deludente Rob Marshall, che oltre ad aver diretto l’ultimo capitolo della saga di Pirati dei Caraibi in collaborazioni con gli stessi Walt Disney Pictures Studios, ha diretto qualche anno prima con estrema bravura altri due grandi musical: Chicago e Nine. Certamente non potevamo aspettarci che qualcosa di grandioso anche per questa ennesima trasposizione.
Ad ogni modo il lungometraggio vanta un cast stellare e più che intonato: da una grandissima Meryl Streep che si è aggiudicata con il suo ruolo la diciannovesima candidatura agli Oscar e che dopo Mamma Mia è in grado di farci venire nuovamente i brividi passando da S.O.S degli ABBA alla sentita “Stay with Me” o alla ben più forte e teatrale “The Last Midnight“, ad un repentino ed ammiccante Johnny Depp, all’incerta Cenerentola di Anna Kendrick, alla coppia cui spetta l’arduo compito di spezzare la maledizione composta da James Corden e Emily Blunt, ai due auto-ironici principi che altri non sono che il conosciuto Chris Pine (lanciato sullo scherno dalla stessa Walt Disney Company in Pretty Princess 2 – Principe Azzurro Cercasi) ed il biondo ed innamorato Billy Magnussen che vi incanteranno in modo tutt’altro che romantico con la loro “Agony“, per finire con la vera rivelazione di questa squadra, i due bambini Lilla Crawford e Daniel Huttlestone, rispettivamente Cappuccetto Rosso e Jack.
I costumi e gli scenari, poi, rispettivamente dei premi Oscar Colleen Atwood (Chigaco, Nine, Alice In Wonderland) e Dennis Gassner (Skyfall), risultano in perfetta sintonia fra loro nonostante la diversa gamma di colori. Se all’interno di un forno troverete giustamente una scala di bianchi, panna e ocra, gli abiti indossati viaggeranno sul rosso, sul marrone e sul blu, mettendosi in risalto fra di loro. Ed è stata vinta la sfida che si son trovati entrambi a combattere sul non cadere in stereotipi fiabeschi già visti. Ben ripresa è la colonna sonora di Stephen Sondheim, della quale abbiamo già citato alcuni brani, per quanto alcune canzoni siano state eliminate. Chiaramente grande importanza ha quest’ultima, essendo il film un musical. Fra assoli e cori uscirete con più di un motivo in testa. E nonostante i fastidiosi sottotitoli italiani, che certamente aiutano un pubblico più piccolo, si riuscirà perfettamente a capire la lingua e a restare incantati.
In definitiva, sicuramente è un film da vedere e soprattutto ascoltare, di base auto-critico e satirico sugli archetipi fiabeschi, oggi più che mai di moda grazie ai continui remake, che purtroppo non riesce a mantenere chiaro questo suo stile sulla fine. Non un’occasione totalmente sprecata, ma certamente non raggiunta in pieno. La trasposizione di un musical che ha davvero originato nel 1986 il filone che ha creato serie come Once Upon a Time. E solo per questo non potete perderlo.
Cosa succede ad Arendelle dopo la riappacificazione e il ritorno delle due sorelle ad una vita… normale? Questa è sicuramente una domanda che qualsiasi seguace di Frozen – Il Regno di Ghiaccio si è posto almeno una volta. La risposta arriva al cinema insieme a Cenerentola, grazie al cortometraggio Frozen Fever.
Leggi anche la recensione di Cenerentola!
Elsa, Kristoff e Olaf sono intenti a preparare i festeggiamenti per il compleanno di Anna.
Questa è la semplice trama sulla quale si basa questo divertente contentino per i fan che tanto hanno chiesto un sequel (ipotizzato ma per il momento non confermato) del lungometraggio vincitore del Premio Oscar come Miglior Film d’Animazione nel 2014.
Ben animato, anche se non al livello del film originale a causa di un budget ovviamente minore, il cortometraggio prosegue sulla scia di Rapunzel – Le Incredibili Nozze, mostrando i nostri amati personaggi in situazioni decisamente comiche e dalla facile risata.
Pur essendo poco sorprendente, il corto è piacevole, ed anche se sostanzialmente comico ci regala comunque alcuni momenti commoventi, grazie alla tenerezza del piccolo Olaf e di alcuni suoi “nuovi” amici o al rapporto fra Elsa e Anna, che sembra esser sempre più importante. La prima, infatti, farà di tutto per recuperare gli attimi persi con la seconda, cercando di rendere perfetto il giorno del suo compleanno. Peccato che con i suoi poteri un semplice raffreddore può essere un problema complesso…
Il cortometraggio è musicale ed è accompagnato da una nuova canzone, “Making Today a Perfect Day“, sempre composta dai coniugi Anderson-Lopez. L’idea di rivedere all’opera il duo creatore della hit Let It Go era allettante, peccato però che il risultato è forzato e noioso, gioca eccessivamente con i temi delle canzoni del film originale e non presenta un proprio ritmo ben chiaro e scandito, bloccando i personaggi e non permettendo un’interazione parlata fra essi.
Nonostante quest’ultima critica, i fan del Regno di Ghiaccio non possono farsi sfuggire questa piccola avventura che, anche se fine a sè stessa, preferiamo di sicuro a un sequel completo.
Sebbene possa sembrar semplice portare sul grande schermo una storia già ben costruita e conosciuta come Cenerentola, proprio questa sua notorietà può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Se poi pensiamo che, senza ombra di dubbio, l’adattamento più conosciuto è quello animato nel 1950 dalla stessa Walt Disney, che ci ripropone dopo 65 anni la storia che ha fatto sognare intere generazioni, il gioco si fa certamente più interessante.
Eppure, la versione di Kenneth Branagh, pur non distaccandosi dal plot narrativo della fiaba originale, riesce a commuovere, a incantare e a stupire. Al contrario di live-action e remake commentati come Maleficent – Il Segreto della Bella Addormentata, sarebbe persino possibile comparare Cenerentola al classico da cui trae origine. I suoi punti di forza, infatti, sono proprio le differenze rispetto alla sua fonte d’ispirazione. Mentre il film uscito lo scorso anno non era stato in grado di spiegarci le vere origini di Malefica, Cenerentola non si limita a mostrarci con una piacevole ( ma drammatica) introduzione le origini di questa gentile e forte fanciulla, facendoci conoscere i suoi innamorati genitori, ma ci spiega anche il motivo per cui è così altruista e candida. E non è tutto, perché la pellicola ci fornisce anche delle informazioni per comprendere da dove venga la cattiveria della sua futura matrigna, Lady Tremaine.
Mettendo da parte i personaggi più ironici che tanto e forse troppo tempo prendono nel lungometraggio d’animazione, come gli amici topolini Gas-Gas e Giac e il gatto Lucifero o il Duca Monocolao e il Re, il film prodotto dai Walt Disney Pictures Studios si focalizza stavolta sui sentimenti dei protagonisti. Numerosi saranno gli spunti di riflessione che, con una semplicità estrema, la giovane eroina interpretata da Lily James regalerà al pubblico. Si va dall’importanza del ricordo e del mostrarsi sempre per come si è davvero, alla forza della gentilezza e soprattutto del perdono. Sicuramente non potrete non notare l’affascinante principe Kit, che questa volta acquisisce maggior importanza oltre che eleganza, grazie all’interpretazione di Richard Madden. Impossibile poi non citare la bravura di Cate Blanchett come antagonista in grado di rendersi quasi vittima di una vita costretta, persino più di quella della sua figliastra. Questo personaggio, che certamente oscura le sue figlie (le malvagie sorellastre), sarà fonte di numerosi colpi di scena. Sicuramente, però, vi starete chiedendo come se la sia cavata la famosa Helena Bonham Carter nei panni, per una volta bianchi, di un personaggio buono come la Fata Smemorina. Ebbene, è riuscita a rinnovare con il suo carisma un ruolo che difficilmente avrei potuto credere le potesse calzare a pennello come una certa scarpetta.
L’unica pecca è il tono troppo fanciullesco del film, evidentemente indirizzato a un pubblico più piccolo, essendo narrato da una voce esterna dall’inizio e costantemente, fino alla fine dei fatti. Il target del pubblico è forse un limite che spiega il perché il regista non abbia osato di più, aggiungendo qualche evento e non seguendo necessariamente i fatti della storia classica.
Nonostante ciò, sorvolando l’utilizzo della CGI che continua a migliorare soprattutto in vista di film che ne faranno ampio uso come Il Libro nella Giungla o Dumbo, le scenografie ed i costumi di due premi Oscar come Dante Ferretti e Sandy Powell creano un ambiente fiabesco e romantico, che unito alla colonna sonora di Patrick Doyle che riesce, nonostante i vari e voluti riferimenti al Cenerentola del 1950, a farci dimenticare le note di I Sogni Son Desideri, per portarci in un mondo sfarzoso e regale.
Dunque, sulla strada della giusta reinterpretazione di storie classiche, Cenerentola è quel film che non deluderà certamente gli amanti del lungometraggio d’animazione ripercorrendo la storia originale con qualche richiamo al film del 1950 e con modeste modifiche che, se osate un tantino di più ed abbandonando il tono narrativo fin troppo fiabesco, avrebbero potuto confezionare un film che sarebbe rimasto alla storia e non si sarebbe semplicemente rivelato il fenomeno del momento. Ad ogni modo, non potete perderlo.
Non Sposate Le Mie Figlie, la commedia francese campione d’incassi e diretta da da Philippe De Chauveron, sarà nelle nostre sale dal prossimo 5 Febbraio grazie alla 01 Distribution. Ecco, in anteprima, cosa ne pensiamo!
Tutti, nel bene o nel male, conosciamo e siamo in grado di distinguere i lungometraggi prodotti in Francia, unici nel loro genere. E per questa loro unicità non sempre sono prodotti esportabili fuori regione come quelli americani, ad esempio. Fra i rari casi possiamo ricordare Quasi Amici o Giù al Nord che, in particolare quest’ultimo, è stato in grado d’ispirare famose commedie italiane. Tuttavia “Que’est-ce on a fait au Bon Dieu?”, così in lingua originale, è riuscita a conquistare i cuori dei cittadini europei (ed il portafoglio guadagnando 80 milioni in madrepatria e 130 milioni in Europa).
Questo è stato sicuramente possibile grazie al soggetto del film, sempre attuale.
Difatti… cosa fareste se le vostre uniche ed apparentemente perfette quattro figlie decidessero di spostare quattro uomini che non rispecchiano minimamente i vostri canoni di cognati preferiti? E se fossero di un’altra religione? O persino di un’altra etnia e continente? Ecco a voi la trama di Non Sposate Le Mie Figlie.
Quello che è il punto di forza di questa brillante commedia, poteva risultare allo stesso il proprio punto di maggior debolezza. Innumerevoli infatti, da decenni e decenni, sono le commedie che giocano su matrimoni e diversità. Eppure, grazie ad un interessante sviluppo della storia che non risulta troppo banale, il film potrebbe risultare degno di nota e diversificarsi da simili esempio di cinema. Ecco spiegato anche il successo al botteghino di questa commedia. Peccato, però, per la regia più televisiva che da grande schermo. Gli attori, bravi presi in solitario, non riescono tuttavia ad esser credibili l’uno vicino all’altro. Il problema maggiore è dato da quattro sorelle estremamente diverse non solo caratterialmente (che per una commedia come questa è determinante e fonte di battute) quando fisicamente. E considerando che il film si basa sulla famiglia è inevitabile non notarlo. Sicuramente, poi, il doppiaggio italiano non aiuta rendendo un tantino faticosa la visione, mangiando qualche parola per far combaciare l’adattamento.
State pur certi, nonostante questi problemi, che il divertimento sarà assicurato. Giocando sulle già citate diversità e su luoghi comuni religiosi (attualissimo in Francia, “Je Suis Charlie” vi dice nulla?) avrete satiriche battute ed allegri ed in alcune occasioni anche inaspettati siparietti conditi da tanta sana retorica che vi porterà ad un finale scontato ma davvero piacevole.
Vi aspettiamo in sala!
Ridley Scott, regista noto per film come Il Gladiatore, Robin Hood o Le Crociate, si fa carico per la 20th Century Fox di riportare sugli schermi cinematografici quella che si potrebbe definire come una delle più grandi storie narrate dalla Bibbia: l’avventura di Mosè e del suo popolo alla ricerca della terra promessa.
Con un inizio non troppo coinvolgente, causato probabilmente dal nostro essere abituati ad una narrazione classica di questo antico episodio che solitamente parte con il ritrovamento del nostro protagonista, il regista inglese decide di far partire il film da un punto avanzato della storia, dalla morte del faraone Seti I.
Due figure fraterne per quanto diverse fra loro ci vengono mostrate, differenziandosi sempre più: Mosè, magistralmente interpretato dal trasformista Christian Bale che ancora una volta dimostra di poter rivoluzionare un personaggio, rendendolo forte e carismatico come nessun suo predecessore animato o reale è riuscito a fare finora in tale ruolo, ed il futuro faraone Ramsete II, per la prima volta nella storia del cinema antitesi del fratello acquisito con il suo esser debole, viziato e poco pratico, interpretato dall’australiano Joel Edgerton.
Questa scelta che potremmo definire originale è solo una delle tante che Ridley Scott fa e che decreterà sicuramente il successo del film fra il pubblico. Scelte, tuttavia, che sacrifica il ruolo di altri personaggi interessanti come quello del grandioso Ben Kingsley che veste i panni di Nun, quello della bellissima mogli di Mosè, Sefora, interpretata da Maria Valverde o quello di Giosuè e Miriam, fratelli carnali della guida ebrea, rispettivamente Aaron Paul e Indina Varma. Nonostante il taglio di queste figure e queste innovazioni, state pur certi che vedrete lo stesso il famoso racconto. Le novità inserite non disturbano il normale svolgimento dei fatti, al contrario lo rendono più interessante. L’innocenza di un Dio che si mostrerà comunque vendicativo come quello del Primo Testamento verrà rappresentata, per esempio, da un bambino che si rivelerà solo quando egli crede sia più opportuno, come un vero e proprio gioco. Fedele alle Sacre Scritture sono invece le piaghe che faranno inginocchiare il popolo egiziano, che nonostante i 200 milioni di dollari impiegati per il film non riescono ad esser totalmente credibili nella loro CGI. Saranno protagoniste di emozionanti scene del lungometraggio quasi azzerate di ogni dialogo, che riescono ugualmente ad affascinare.
Non avrete bisogno, quindi, di lunghi monologhi o pesanti spiegazioni per capire ciò che il film vuole trasmettere. La bravura degli attori ed il rapporto conflittuale fra fratelli e rappresentanti di Dei sarà in grado da soli di illustrare il senso di questa pellicola a più livelli. Potrete trovare la lotta fra due uomini, fra due popoli o fra due religioni. Una lotta spiritica o fisica, interiore o esteriore.
Il budget, comunque, è giustificato dall’accurata ricostruzione degli scenari a cura di Arthur Max e dai costumi realizzati da Janty Yates capaci da soli d’affascinare e far calare nell’antico Egitto lo spettatore. La musica, inoltre, tipica di un colossal come questo e composta da Alberto Iglesias, aiuta questa azione. Specificarlo, copme poi vedrete, è d’obbligo.
Infine, grazie alla fotografia curata dall’esperto Dariusz Wolski unita agli effetti speciali, seppur precedentemente criticati, sono ben gestiti e giustificano l’uso del 3D.
Il film, che giungerà nelle sale il 15 Gennaio, sarà dunque pienamente in grado di trasportarvi nel passato, in antiche terre, attraverso un viaggio di liberazione e scoperta, alla conquista di luoghi e diritti perduti, narrandovi una storia conosciuta in modo meno scontato di quanto non possiate mai immaginarvi. Posso solo augurarvi una buona visione!
