I fan lo chiedono a gran voce da ormai due anni, e sembra proprio che la Disney non si farà ripetere ulteriormente la richiesta di realizzare un sequel di Zootropolis. Il film targato Walt Disney Animation ha infatti superato il miliardo di dollari al box office e sicuramente l’azienda non si farà sfuggire l’occasione di creare nuove storie con protagonisti Nick e Judy.
Mentre il regista Byron Howard è attualmente al lavoro su un progetto originale musical, colui che potrebbe dedicarsi al film è piuttosto Rich Moore, che sta promuovendo proprio adesso il film Ralph Spacca Internet. Durante il tour promozionale, il regista si è espresso più volte in maniera favorevole nei confronti del sequel di Zootropolis, ma la conferma più evidente è quella di ieri sera, quando in risposta a un fan ha postato sul suo profilo Twitter la frase: “il presente appartiene a Ralph e Vanellope, ma potremmo vedere presto qualcosa di nuovo sui nostri amici pelosi preferiti”, riferendosi a Nick e Judy.
Precedentemente, stavolta nel corso di un evento con la stampa, Moore aveva confermato l’interesse di Disney nel creare un sequel di Zootropolis.
L’annuncio potrebbe arrivare l’anno prossimo nel corso dell’evento D23 Expo, la grande convention che ogni due anni ospita i maggiori annunci inerenti l’universo Disney. Resta da vedere invece il coinvolgimento di Byron Howard nella produzione, che per il momento sembrerebbe impossibile dati i suoi impegni con il suo progetto originale.
zootropolis
Sono Zootropolis e Piper i vincitori delle due categorie per i premi dell’animazione agli Academy Awards 2017.
Zootropolis è risultato il vincitore nella categoria Miglior film animato (gareggiava contro Oceania, La mia vita da Zucchina, Kubo e la spada magica e La tartaruga rossa). Il premio è stato ritirato dai registi Byron Howard e Rich Moore e dal produttore Clark Spencer.
Piper ha invece vinto il premio per il Miglior cortometraggio d’animazione, ritirato dal regista di origini italiane Alan Barillaro.
I due premi sono quindi andati entrambi alla Walt Disney Company.
UPDATE:
Il Libro della Giungla (Disney Pictures) è risultato il vincitore nella categoria Migliori effetti speciali. Il premio è stato ritirato dal supervisore Rob Legato.
Aggiungeremo al più presto i video dei discorsi di premiazione.
7th Empire Awards: tutti i vincitori degli Oscar 2017 di Impero Disney
Si è tenuta questa sera la premiazione degli Empire Awards, gli Oscar di Impero Disney durante i quali i nostri lettori votano i loro film e personaggi preferiti tra tutte le uscite Disney dell’anno appena passato.
Tutti i nominati agli Empire Awards
I vincitori dell’edizione 2017, che premiano quindi i migliori film del 2016, sono:
Miglior Film Disney: Zootropolis
Miglior Cortometraggio Disney: Piper
Miglior Protagonista Femminile: Judy Hopps
Miglior Protagonista Maschile: Nick Wilde
Miglior “Spalla”: Hank
Miglior Cattivo: Dawn Bellwether
Film Disney più atteso del 2017: La Bella e la Bestia
Miglior serie tv animata: Elena di Avalor
Miglior serie tv Marvel: Agents of SHIELD
Miglior serie tv Disney Channel: a parimerito Jessie e Girl Meets World
Miglior storia a fumetti: a parimerito Topolino e il raggio di Atlantide (Casty) e la saga de Le strabilianti imprese di Fantomius (Marco Gervasio)
Miglior Canzone Disney: Oltre l’orizzonte (Oceania)
Miglior Film Non Disney: Il Piccolo Principe
Annie Awards 2017: i vincitori Disney
Nella notte del quattro febbraio 2017 si è svolta la quarantaquattresima edizione degli Annie Awards all’UCLA Royce Hall, Los Angeles.
La Walt Disney Animation Studios ha partecipato con i film di punta dello scorso anno: Zootropolis e Oceania.
Da parte sua, la Pixar Animation Studios è stata nominata grazie a Alla ricerca di Dory e il suo precedente cortometraggio Piper.
Fra i nominati abbiamo visto anche Il libro della giungla, della Walt Disney Pictures, l’episodio di Disney Mickey Mouse : Sock Burglar e l’episodio A Day To Remember della serie Elena di Avalor della Disney Animation Television.
Anche i Marvel Studios hanno ricevuto una nomina per Doctor Strange, Captain America: Civil War e Spider-Man.
Ecco le categorie nelle quali Disney e Pixar hanno vinto la statuetta degli Annie Awards
PRODUCTION CATEGORIES
Miglior film d’animazione
Zootropolis – Walt Disney Animation Studios
Miglior cortometraggio d’animazione
Piper – Pixar Animation Studios
INDIVIDUAL ACHIEVEMENT CATEGORIES
Effetti speciali in produzione animata
Oceania – Walt Disney Animation Studios
Effetti speciali in un film
Doctor Strange – Dimensione specchio – Marvel Studios
Animazione di un personaggio in un Live-Action
Il libro della giungla – Walt Disney Pictures
Character design di un film d’animazione
Zootropolis – Walt Disney Animation Studios
Character Design: Cory Loftis
Regia di un film d’animazione
Zootropolis – Walt Disney Animation Studios
Regia: Byron Howard, Rich Moore
Storyboard nella produzione di un film d’animazione
Zootropolis – Walt Disney Animation Studios
Artista Storyboard: Dean Wellins
Doppiaggio di un film d’animazione
Oceania – Walt Disney Animation Studios
Doppiatrice: Auli’i Cravalho come voce di Vaiana
Zootropolis – Walt Disney Animation Studios
Doppiatore: Jason Bateman come voce di Nick Wilde
Sceneggiatura di un film d’animazione
Zootropolis – Walt Disney Animation Studios
Sceneggiatori: Jared Bush, Phil Johnston
Montaggio in una serie tv animata/produzione broadcast
Disney Mickey Mouse – Episodio: Sock Burglar – Disney Television Animation
Nominata: Illya Owens
Per leggere l’elenco completo dei nominati e dei vincitori, basta cliccare qui .
IL 2016 DI IMPERO DISNEY – I PREFERITI (E NON) DI Kerm
Il 2016 sta per terminare ed è stato un anno da record! Riviviamolo studio per studio mentre aspettiamo di gustarci tutte le novità che la Casa di Topolino ha serbato per il 2017!
These are Kerm’s 2016 favourites (and more…)!
Film d’animazione
Dopo due anni di pausa, ecco che Walt Disney Animation Studios e Pixar tornano a scontrarsi pacificamente al box office (uno “scontro” che se vogliamo vede soltanto un vincitore: una Company che raggiunge un grande record in termini di incassi). Sono due i nuovi Classici, diretti tra l’altro da due coppie di grandissimi artisti disneyani, la prima inedita, l’altra ben navigata: parliamo di Rich Moore e Byron Howard per Zootropolis e di John Musker e Ron Clements per Oceania.
I registi dei due film in CGI più belli degli ultimi anni uniscono le forze per una nuova storia originale, riprendendo un tratto caratteristico della tradizione: gli animali antropomorfi. Nasce così Zootopia, arrivato qui come Zootropolis, un film davvero bello, molto politico e concepito probabilmente anche in relazione agli eventi che stanno segnando la contemporaneità. Un messaggio forte di dialogo e condivisione con chi è diverso, anche se agli antipodi, e un invito a dare sempre il meglio di sé. Senza dubbio il miglior lungometraggio dell’annata. Visivamente memorabile la sequenza di apertura sulle note dell’unica canzone del film, Try Everything cantata da Shakira, durante la quale ci viene mostrata la fantastica città di Zootropolis, che speriamo di poter visitare ancora più a fondo in futuro (magari non coinvolgendo per forza i bellissimi personaggi già visti nella pellicola di quest’anno).
Dopo aver reso grande quel periodo denominato “Rinascimento Disney”, e aver inaugurato l’era “Disney Revival” con La Principessa e il Ranocchio, non poteva certo mancare una nuova opera targata Musker & Clements. Perfettamente inserito in quella “zona grigia” tra innovazione e tradizione, il duo fa il suo debutto nel mondo dell’animazione interamente a computer con Oceania. Ritroviamo in questo lungometraggio, destinato a totalizzare grandi cifre al box office: una trama lineare e scorrevole che ricorda molto, in materia di struttura, alcuni dei loro primi lavori come La Sirenetta e Aladdin; la forma del musical, già riportata in auge da Rapunzel – L’Intreccio della Torre (co-diretto da Nathan Greno e da quel Byron Howard del quale parlavamo poco fa) e poi dall’ormai famoso Frozen – Il Regno di Ghiaccio; la contaminazione di generi e culture, come sperimentata in parte in Hercules, dove tra l’altro i due avevano avuto già a che fare con la mitologia e le divinità. Dalla tradizione però torna anche a farci visita (e con piacere vediamo che la cosa inizia a diventare più frequente) l’animazione tradizionale, quella di primissima qualità firmata nientepopodimeno che da due leggende del disegno animato Disney come Eric Goldberg e Mark Henn. In queste scene avviene qualcosa di straordinario e che fino ad ora sembrava irrealizzabile, non da un punto di vista tecnico quanto di intenzioni: se negli anni 80-90 erano personaggi animati in 2D a muoversi su fondi e ambienti ricreati in computergrafica, in Oceania possiamo vedere esattamente l’opposto. Il risultato? Sequenze pazzesche che rendono giustizia alla cultura polinesiana e a noi sostenitori di una convivenza tra animazione tradizionale e CGI nel panorama cinematografico. Forse un prodotto meno maturo delle ultime pellicole del duo (soprattutto rispetto a Il Pianeta del Tesoro, che viene in qualche modo “citato” grazie al tema della navigazione), ma non per questo meno godibile. Menzione speciale alle canzoni (adattamento in italiano a parte), alcune dal sapore più esotico firmate da Opetaia Foa’ì, e altre ad opera del compositore hip-hop/R&B Lin-Manuel Miranda che introduce il genere rap in un film Disney dopo averlo portato a Broadway con Hamilton: An American Musical.
Gli studi di Luxo portano nelle sale il primo dei sequel che caratterizzeranno interamente i prossimi anni (fatta eccezione per Coco): Alla Ricerca di Dory. Un film ben riuscito che riprende molte tematiche già affrontate nel suo predecessore (prima fra tutte quella della disabilità, stavolta anche di natura neurologica e non soltanto fisica). La domanda che viene da porci è però: quanto ne sentivamo il bisogno? La risposta è “poco o per niente”. È una nuova storia che colma sì qualche dubbio lasciato in precedenza, ma su cui probabilmente gli spettatori non avevano esigenza di soffermarsi. Probabilmente approfondire il destino dei pesci dell’acquario da quel fatidico “E adesso?”, sarebbe stato più strettamente collegato alla pellicola originale da un lato, forse più scontato dall’altro. La scena del camion è quella su cui nutro le maggiori perplessità, non per i toni decisamente sopra le righe, ma perché sembra che il mondo sottomarino costruito da Andrew Stanton interferisca in modo troppo incisivo con il nostro.
Cortometraggi d’animazione
Anche qui è battaglia tra i due studi: la Pixar schiera il suo Piper, la Disney Testa e Cuore. Due corti adorabili e di grande valore artistico che rappresentano due modi altrettanto corretti per fare animazione. Piper, la storia di questo uccellino pronto a fare un grande passo nel suo processo di crescita, con tutte le difficoltà del caso. Muto, accompagnato da un elegante e deciso clavicembalo protagonista della traccia composta da Adrian Belew, è una delicata perla di emozioni. Seppur meno intenso di Parzialmente Nuvoloso o de La Luna, sa regalare molto più calore di alcuni lungometraggi d’animazione visti di recente. Un impressionante fotorealismo (da paura l’animazione della sabbia) anche nel design dei personaggi, che non compromette la possibilità di comunicare e agire in modo tipicamente cartoonesco. Davvero eccellente.
Ma se da una parte l’animazione riproduce in modo molto fedele la realtà, i WDAS ci propongono Testa e Cuore, un divertentissimo corto che trae la sua ispirazione dall’ormai noto cortometraggio del 1943 Reason and Emotion, come il meraviglioso film Pixar dell’anno scorso intitolato Inside Out. Tanti inserti in 2D, design stilizzato e irresistibile, divertente, emozionante, con una morale che nel mondo di oggi va tenuta sempre più presente, colonna sonora gradevolissima… insomma, la Disney che ci piace!
Film in live action
Il GGG è uscito da poco e non ho avuto ancora il piacere di vederlo. Da Alice Attraverso lo Specchio mi aspettavo sinceramente molto di più (salvo un Sacha Baron Cohen surreale, anche se comunque un tantino sottotono rispetto ai suoi standard) sia per il soggetto, sia per la regia di James Bobin che qualche anno fa aveva sfornato un film sui Muppet davvero stupendo. Il Libro della Giungla di Jon Favreau e Il Drago Invisibile di David Lowery si inseriscono anch’essi in questa sfilza di remake in live action programmati dalla Company per questi anni. L’uso quasi totale della CGI per quanto riguarda il remake del Classico del 1967 dovrebbe farci riflettere sul concetto stesso di “live action”, a maggior ragione considerando che lo stesso Favreau continuerà a prendere parte a progetti del genere, dirigendo il sequel della pellicola di quest’anno e il remake de Il Re Leone, dove ricordiamo che non c’è alcun personaggio umano che possa essere interpretato da attori in carne ed ossa. Malgrado tutto risulta un film godibile, abbastanza distante dal cartone animato soprattutto in fatto di atmosfere, ma con qualche richiamo forte come la presenza di “The Bare Necessities” e di “I Wanna be Like You” (cantata peraltro da Giancarlo Magalli, il nostro Filottete. Azzardo a dire che tanti di noi vorrebbero più personaggi doppiati da Magalli, sia per la simpatia, sia per il talento: il suo Re Luigi è fantastico). Con Il Drago Invisibile la Disney affronta in misura nettamente inferiore il confronto con il lungometraggio di riferimento, Elliot il Drago invisibile del 1977, pressoché sconosciuto alle nuove generazioni. Il film è carino, nulla di memorabile, ma piacevole. A mio parere però la Disney commette un unico errore: nella loro presentazione iniziale (ovvero un bimbo che cresce da solo in una giungla/foresta diventando amico di creature non umane), i due film appaiono troppo simili rendendo inevitabile un confronto e una sensazione di “già visto” che penalizzano la pellicola di Lowery. C’è però da sottolineare che Mowgli e Pete sono personaggi profondamente diversi, e non possiamo liquidare il secondo definendolo un “Mowgli ripulito” come alcuni commentatori hanno fatto. Anche i loro amici animati svolgono funzioni totalmente differenti (Bageera, Baloo e il branco dei lupi sono dei veri e propri mentori; Shere Khan, Kaa, e King Louie sono antagonisti a tutti gli effetti; Elliot è più un animaletto domestico) così come la presenza e il ruolo degli umani. Ma non sarebbe stato più appagante poter vedere anche qualcosa di totalmente originale sulla scia di Tomorrowland – Il Mondo di Domani?
Come già annunciato l’anno scorso, i Marvel Studios si sono stabilizzati su due uscite l’anno. Ma non contenti, Kevin Feige e company nel 2017 passeranno addirittura ad uno standard di 3 pellicole all’anno (nella fattispecie gli attesissimi Guardiani della Galassia Vol. 2, Thor: Ragnarok, e Spider Man: Homecoming co-prodotto con la Sony). Due titoloni quelli del 2016, Captain America: Civil War e Doctor Strange.
I Russo tornano a raccontare le avventure di Steve Rogers, ma in un quadro decisamente diverso rispetto a prima. La trama riprende esattamente da dove Avengers: Age of Ultron ci aveva lasciati, rendendo i due lungometraggi inscindibili. Esattamente come il film di Joss Whedon, Civil War mette in scena una grande quantità di personaggi, testando la capacità del team di sceneggiatori composto da Christopher Markus e Stephen McFeely e dei registi stessi di gestire la coralità in vista dell’attesissimo terzo film sugli Avengers che come sappiamo chiamerà in causa Thanos armato di Guanto dell’Infinito e vedrà Vendicatori e Guardiani della Galassia (e forse altri personaggi) unire le forze per sconfiggerlo (ricordiamo che la prima parte si chiamerà Avengers: Infinity War. La seconda non ha ancora un titolo e arriverà a distanza di un annetto). Si tratta comunque di un ottimo thriller politico, con bellissime sequenze d’azione e nel quale ogni personaggio riesce ad essere gestito al meglio, a prescindere dallo screentime. Invece, passando al film di Scott Derrickson, si attendeva da tanto un lungometraggio incentrato su Stephen Strange. L’attesa ha dato i suoi frutti: il film riesce a mettere a fuoco in modo eccellente il personaggio interpretato da Benedict Cumberbatch e, in qualche modo, pone le basi per un universo (anzi, un multiverso) Marvel diverso, che probabilmente vedremo dopo la grande battaglia contro il Titano Pazzo. Visual effects bellissimi e mai come in questo caso utilissimi alla narrazione. Unica pecca: Kaecilius. La Marvel deve ancora sfornare un antagonista davvero temibile e carismatico (a parte Loki).
In queste ultime settimane abbiamo potuto assistere anche all’ultima fatica targata LucasFilm: Rogue One – A Star Wars Story, il primo spin off della saga creata negli anni settanta da George Lucas. L’idea è più che buona, rappresenta un ottimo compromesso per continuare e usare un determinato marchio ma raccontare storie originali e non scontate (un po’ quello che auspicavo per Zootropolis all’inizio e che suggerirei di accarezzare anche per Toy Story) che coinvolgono altri personaggi e ambienti di quello stesso mondo. L’impianto narrativo è lineare e ci sono degli spunti molto interessanti (i ribelli devono comportarsi anche “male”, gli estremisti…) e la spiegazione del perché una stazione spaziale così all’avanguardia come la Morte Nera avesse un punto debole così “vistoso” e banale, è perfetta. Ma il modo di raccontare le vicende è abbastanza confuso, per non parlare dei protagonisti: Jyn è completamente fuori dalla storia, gli eventi le scivolano addosso, non si riesce a creare un legame con lei, idem Cassian; ben riuscito invece il comprimario Chirrut e non dispiace neanche la sua controparte Baze; Saw Guerrera avrebbe meritato più spazio, si vede davvero poco e non soddisfa. Un vero peccato poiché date quelle premesse e alla luce dell’ultimo atto del film, poteva essere il miglior film targato Star Wars mai realizzato.
Serie Tv
Super dominio Marvel in fatto di serie televisive: il 2016 ne ha viste uscire addirittura 4, più una miniserie web! Cominciamo in ordine di anzianità. Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. conclude la sua terza stagione nella prima parte dell’anno in modo abbastanza convincente: ci si aspettava di più dai Secret Warriors invero, ma la minaccia rappresentata da Hive è molto interessante. Personaggio migliore assolutamente il Gideon Malick di Powers Boothe, che avevamo visto già interagire al cinema con Nick Fury in The Avengers. L’apertura della quarta stagione, dai toni più dark (tanto da valerle uno spostamento di orario) introduce Ghost Rider in modo efficace e originale oltre ai famigerati LMD, dei quali si parlava fin dalla prima stagione dello show. In questo arco ritroviamo il divertentissimo Dr. Radcliffe interpretato da John Hannah e l’energica inumana Elena “Yo-yo/Slingshot” Rodriguez con le fattezze di Natalia Cordova-Buckley. In particolare quest’ultima è un personaggio riuscito perfettamente, tanto da dedicarle anche la mini-webserie Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. – Slingshot, brevissima ma molto accattivante. Molto interessante anche Jeffrey Mace, il nuovo direttore dello S.H.I.E.L.D., interpretato da Jason O’Mara e per il quale si aspettano nuovi sviluppi al rientro.
Quest’anno è tornata a farci visita anche l’agente Peggy Carter con la seconda stagione di Marvel’s Agent Carter. Purtroppo per il momento sono stati gli ultimi episodi che abbiamo potuto vedere con protagonista Hayley Atwell nei panni dell’unica donna tra gli operativi dell’SSR, in quanto la serie non è stata rinnovata. C’è da dire che queste ultime 13 puntate sono state di un livello nettamente inferiore rispetto alle 9 del 2015. La trama era piuttosto banale e poco accattivante e i continui giochi sulla vita sentimentale della protagonista combattuta tra il suo collega Daniel Sousa (Enver Gjokaj) e il Dr. Wilkes (Reggie Austin) alla lunga stancano. Sempre impeccabile Jarvis, interpretato da James D’Arcy e ottima la chimica con la Atwell. È bello che in Agents of S.H.I.E.L.D. abbiano fatto menzione (e anche qualcosa in più) degli eventi raccontati in questa serie e speriamo, fiduciosi visto il finale aperto, di rivedere l’agente Carter e gli altri in nuove avventure… magari su Netflix.
E proprio Netflix sforna altre due serie: la seconda stagione di Marvel’s Daredevil e il terzo serial del filone che sfocerà nel 2017 in The Defenders, ovvero Marvel’s Luke Cage. La realizzazione tecnica è sempre da togliere il fiato e sicuramente si prestano entrambe perfettamente al binge watching come se fossero lunghissimi film di 13 ore. Le trame stavolta risultano un po’ meno convincenti: il diavolo di Hell’s Kitchen parte benissimo con l’introduzione del personaggio di The Punisher interpretato da Jon Bernthal (talmente ben riuscito da meritare una nuova serie in solitaria). La trama però mette troppa carne al fuoco con l’introduzione di Elektra e de La Mano: una digressione mistica che non si comprende appieno e che convive in modo confusionario con l’arco del Punitore. Bellissimo il ritorno di Vincent D’Onofrio, sempre magistrale nella sua interpretazione. Luke Cage l’abbiamo conosciuto già in Marvel’s Jessica Jones, e non mi aveva dato l’impressione di un personaggio molto carismatico. Riesce però a sostenere il peso dei tredici episodi, aiutato in modo considerevole dalla già nota infermiera Claire Temple (Rosario Dawson) e dalla detective Misty Knight (Simone Missick). La trama diventa avvincente verso la seconda metà, lo spaccato su Harlem è significativo. Purtroppo non convince fino in fondo: risulta lenta e il decollo avviene di sicuro in ritardo.
Infine ci sono stati gli ultimi episodi di un’altra serie non rinnovata: se vi avevo parlato de “I Muppet” in maniera entusiasta già alla fine del 2015, il reboot creativo che era stato annunciato ha dato i suoi frutti. Sono da sempre contrario al fan service, ma quanto fatto con la banda di pupazzi creata da Jim Henson, è più un “richiamo all’ordine”: finalmente ritroviamo quelle caratteristiche che hanno reso grande il Muppet Show, quel cuore che avevamo visto battere a intermittenza torna in modo consistente a farsi sentire smussando un po’ quel cinismo mostrato all’inizio. Torna la musica, tornano alcuni sketch, con le dovute rivistazioni, cult… insomma, tornano i Muppet che il pubblico ama. È un peccato non aver continuato con la produzione di nuovi episodi su questa scia.
Il 2016 di Impero Disney – I preferiti (e non) di Iry
Un anno fa vi elencavamo tutti gli appuntamenti Disney da non perdere dell’anno 2016.
Ora è tempo di bilanci: quali sono stati i nostri film, fumetti, serie tv Disney preferiti dell’anno appena trascorso?
Qui trovate i preferiti della nostra Irene (admin Iry su Facebook).
Film d’animazione
Dei tre film d’animazione che ci ha proposto la Disney Company quest’anno, colloco subito in fondo alla lista dei miei preferiti l’unico Pixar, Alla Ricerca di Dory. L’ho trovato un film tanto abile nell’affrontare temi forti e coraggiosi e nel ricostruire la storia di Dory, quanto ruffiano nella realizzazione e nel voler riproporre certi tormentoni e schemi già visti nel primo capitolo. Si tratta di una Pixar di buon livello e di un film ben fatto, tuttavia non esattamente quello che mi aspetto o che vorrei dai geni di Emeryville. Confido nei lungometraggi che ci proporranno il prossimo anno: Cars 3 potrebbe essere l’occasione buona per recuperare il pasticcio combinato col secondo, mentre Coco segna il ritorno di Lee Unkrich, regista dell’ottimo Toy Story 3.
La partita si gioca quindi tra i due classici Walt Disney Animation del 2016, e premetto fin da subito che né Zootropolis né Oceania mi hanno completamente soddisfatto. Li trovo entrambi film eccellenti, tuttavia non hanno scalzato Ralph Spaccatutto, Frozen e Rapunzel dal mio podio personale. I due prodotti si completano a vicenda: laddove Zootropolis mi ha regalato riflessioni, bei temi, una bella morale disneyana e personaggi animali come non si vedevano da Robin Hood, Moana/Oceania mi ha restituito prima di tutto le sequenze musicali, un’impostazione classica che non poteva che essere firmata dai papà della Sirenetta e in ultimo un – graditissimo – pizzico di animazione a mano. (La mia recensione di Oceania)
Il giorno in cui scopriranno che tutti questi elementi possono essere combinati insieme e che non c’è problema a utilizzare le canzoni anche se non ci sono principesse, sarà probabilmente il giorno in cui uscirò dal cinema veramente soddisfatta. Tra i due consegno comunque la statuetta a Zootropolis, perché ammetto che da Musker e Clements forse mi aspettavo un pochetto di più, mentre Byron Howard e Rich Moore hanno dimostrato una volta per tutte di avere un ruolo fondamentale nella nuova generazione di registi Disney.
Cortometraggi
Ho gradito entrambi i corti usciti dagli studi principali quest’anno. Il pixariano Piper è molto delicato e tenero, inoltre il livello di maestria raggiunto con l’animazione dell’uccellino protagonista (in grado di saltellare con un realismo incredibile e allo stesso tempo di comportarsi al 100% come ci si aspetta si comporti un cartoon) è davvero notevole. Invece Testa o cuore, il corto dei Walt Disney Animation Studios abbinato a Oceania, è un omaggio a Ward Kimball, e probabilmente basterebbe anche solo questo per farmelo piacere. Trovate qui la mia recensione.
Menzione particolare va ai corti della serie Mickey Mouse di Paul Rudish che ho – mea culpa – solo recentemente iniziato a guardare con interesse. Di questi vi parlerò quando li avrò recuperati sul serio. Per il momento, mi limito a consigliarvi Adorable Couple.
Film live action
Quest’anno non ho seguito i live action Disney Pictures, e vi ho anche spiegato perché.
Quanto ai due studi rimanenti, ho molto apprezzato Rogue One, pur avendo preferito nel complesso Il Risveglio della Forza. La seconda parte del film, in particolare, è grande cinema action e fa delle scelte coraggiose che spero mettano a tacere chi ancora ha pregiudizi sulla gestione Disney del franchise di Star Wars.
Con la Marvel invece continuo ad avere un rapporto di amore e odio. Quest’anno ho visto Doctor Strange e non mi è dispiaciuto, ma temo di aver perso interesse per i cinecomic in generale.
Fumetto
Per quanto riguarda le storie che più ho apprezzato dalle pagine di Topolino citerei innanzitutto Casty con la sua Topolino e il raggio di Atlantide, ma anche con Topolino e l’isola di Quandomai, che mi ero persa all’epoca e ho potuto recuperare grazie alla ristampa in formato deluxe. Cito inoltre tra le mie preferite di quest’anno anche Duckenstein di Bruno Enna e Fabio Celoni e il crossover PK vs DD – Timecrime di Francesco Artibani e Paolo Mottura.
Una menzione particolare infine per la graphic novel The Moneyman (Tunué), che mi ha commosso con una sentita ricostruzione della vita di Walt Disney attraverso gli occhi del fratello Roy. Ve ne ho parlato qui.
Zootropolis e Il Libro della Giungla tra i premiati ai Critics Choice Awards
Ancora un prestigioso riconoscimento per Zootropolis, appena pochi giorni dopo l’inserimento nella lista dei 10 migliori film del 2016 dell’AFI.
La pellicola dei Walt Disney Animation Studios ha ora trionfato nella categoria Miglior film d’animazione ai Critics Choice Awards, battendo Moana, Alla Ricerca di Dory, Kubo e la spada magica, La Tartaruga Rossa e Trolls. Il premio è stato ritirato ieri sera durante la premiazione dai registi Byron Howard e Rich Moore.
Anche un altro grande successo Disney del 2016 ha ottenuto un premio durante la serata: il live action Il Libro della Giungla di Jon Favreau, premiato per i Migliori effetti speciali.
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I film animati che potrebbero essere candidati all’Oscar
Le nomination Disney agli Annie Awards
Sono state annunciate oggi le nomination dell’edizione 2016/2017 dei Golden Globes (74esima edizione).
Di seguito vi riportiamo le categorie in cui sono candidati dei film Disney, mentre per l’elenco completo potete cliccare qui.
Le premiazioni avverranno nella serata dell’8 gennaio e la cerimonia sarà condotta da Jimmy Fallon.
Le nomination Disney:
Miglior film d’animazione:
- Kubo e la spada magica
- Moana
- La mia vita da Zucchina
- Sing
- Zootropolis
Miglior canzone originale
- Can’t Stop the Feeling – Trolls
- City of Stars – La La Land
- Faith – Sing
- Gold – Gold
- How Far I’ll Go – Moana
Leggi anche le nomination agli Annie Awards
Zootropolis è nei 10 migliori film dell’anno secondo l’American Film Institute
Continuano a fioccare premi e riconoscimenti per Zootropolis, uno dei due film dei Walt Disney Animation Studios arrivati al cinema quest’anno.
L’ultimo in ordine cronologico è un prestigioso annuncio da parte dell’ American Film Institute, che ha inserito la pellicola nella sua lista dei migliori titoli del 2016. Zootropolis è l’unico film animato ad essere rientrato nell’elenco, che comprende grandi nomi come La La Land, Arrival, Sully e altri ancora.
Il film animato procede dunque spedito verso la premiazione degli Academy Awards, per i quali è il favorito nella categoria Miglior film d’animazione (anche se la Disney sta sperando di strappare una nomination a Miglior film).
Ecco la lista completa dei film premiati dall’AFI:
AFI Movies of the Year
Arrival
Fences
Hacksaw Ridge
Hell or High Water
La La Land
Manchester by the Sea
Moonlight
Silence
Sully
Zootopia
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Il regista di Zootropolis è al lavoro su un nuovo film con le canzoni di Lin-Manuel Miranda
Ce lo aveva già anticipato durante la nostra recente intervista a View Conference 2016: Byron Howard, regista di Zootropolis (ma anche di Rapunzel e Bolt) è già al lavoro su un nuovo progetto.
E questa volta, a differenza del suo ultimo film, si tratterà di un musical. E non è tutto: secondo Vulture sarebbe già stato scelto il nome del compositore che si occuperà di realizzare le canzoni. Si tratta di Lin-Manuel Miranda, l’uomo del momento per la Disney. Oltre ad aver composto le canzoni per il prossimo classico Oceania, Miranda è infatti anche nel cast di Mary Poppins Returns (sarà il lampionaio Jack) ed è al lavoro insieme ad Alan Menken sull’adattamento live action de La Sirenetta.
Ovviamente è troppo presto ancora per parlare di una possibile trama. Nel frattempo, Byron Howard e il suo collega Rich Moore si preparano alla serata degli Oscar, che vede il loro Zootropolis tra i titoli più probabili per la vittoria del premio al Miglior film d’animazione.