È diventato l’evento speciale più visto al cinema in Italia, raccogliendo in soli tre giorni oltre 130 mila spettatori in 283 sale, molte delle quali sold out. E la corsa al successo di Loving Vincent, il primo film ad essere completamente dipinto ad olio, non è finita qua: ora è in lizza per il Miglior film d’animazione agli European Film Awards e punta ovviamente a una nomination all’Oscar.
A presentare l’opera a View Conference 2017 c’era Steven Muench, investitore e appassionato di animazione che è stato tra i primi a credere nel progetto, accompagnando Loving Vincent dalla sceneggiatura alla première al festival di Annecy.
Di seguito, alcune delle curiosità sul making of svelate durante il suo intervento.
• Inizialmente l’idea dei registi Dorota Kobiela e Hugh Welchman era quella di realizzare un cortometraggio di 7 minuti. Nessuno credeva che sarebbero riusciti in un progetto così ambizioso, perciò hanno deciso di provare l’impossibile e renderlo un film di 91 minuti.
• Per la stesura della sceneggiatura ci sono voluti diversi anni e nel tempo ha subito molte variazioni. I registi hanno lavorato a stretto contatto con i Van Gogh Archives leggendo tutte le lettere di Vincent Van Gogh. L’obiettivo era quello di realizzare una storia immaginaria (“cosa sarebbe successo se una lettera delle sue fosse andata perduta e ritrovata un anno dopo la sua morte?”) che fosse coinvolgente per lo spettatore, ma soprattutto in grado di unire al suo interno quanti più dipinti di Van Gogh possibile. La storia si sviluppa infatti attraverso i dipinti che ne costituiscono i personaggi e i set.
• Una delle critiche più frequenti fatte al film, secondo Muench, è che non sarebbe un vero film d’animazione in quanto realizzato totalmente in rotoscopio, una tecnica che permette di ricalcare i movimenti di attori reali. Lo speaker ha quindi dimostrato al pubblico di View Conference come le cose siano in realtà ben diverse. Per Loving Vincent, inizialmente sono state girate delle riprese dal vivo per 4 settimane, dopodiché 125 animatori hanno riprodotto esattamente le scene girate nei loro dipinti. A causa però della particolare tecnica utilizzata, ovvero quella a olio con pennellate non precise, era letteralmente impossibile ritracciare le silhouette dell’attore come si usa fare nel rotoscopio. Piuttosto che ricalcare, quindi, gli animatori hanno utilizzato la sagoma e il movimento di base come riferimento, di fatto ricreando e ridisegnando però l’intera scena.
• Nel film ci sono circa 65,000 dipinti. Non sono mai copie esatte di quelli di Van Gogh, ma la loro rielaborazione risponde alle esigenze della trama: per esempio in alcuni casi ci sono inquadrature diverse, vengono inseriti personaggi, si immagina il prima e il dopo di una scena. Altre volte, se la camera (e quindi il punto di vista dello spettatore) si trova in una posizione diversa, è stato necessario immaginare come Van Gogh lo avrebbe disegnato, a partire dal dipinto originale.
• Il budget è stato di 4 milioni di euro. Una parte è stata inoltre raccolta tramite Kickstarter ed è servita a formare 30 ulteriori pittori che potessero lavorare con lo stile di Van Gogh.
• Il processo di animazione è simile alla stop motion. Gli animatori lavoravano con una speciale postazione che permetteva loro di vedere il dipinto precedente e quindi i cambiamenti minimi da dover fare tra un frame e l’altro. Particolarmente difficili sono state le transizioni tra scene in cui due dipinti si “mescolano” gradualmente tra loro passando da una sequenza all’altra, oppure i movimenti di camera in cui letteralmente ogni punto del frame si muove (questi ultimi sono infatti molto rari nel film, proprio perché un movimento tipo carrellata comportava la creazione di molteplici dipinti tutti diversi tra loro, in quanto nessun punto rimane fermo).
• L’Academy Ratio è il formato scelto per la pellicola, perché si avvicina maggiormente alla dimensione dei quadri di Van Gogh.
• Per quanto riguarda le scene nel passato: Vincent Van Gogh ha iniziato a dipingere molto tardi, quindi non c’erano quadri da usare come riferimento per i flashback della sua infanzia. Si è scelto perciò di ricreare l’effetto delle fotografie d’epoca dell’800 con dipinti sempre a olio ma con palette di grigi. In queste sequenze è inoltre presente maggiormente l’uso del rotoscopio classico.
• Molta attenzione è stata data nel casting per scegliere attori che somigliassero il più possibile ai famosi ritratti di Van Gogh.
• Nella sequenza in cui Armand Roulin arriva a Parigi è possibile vedere in successione dipinti con ben 6 stili diversi. La scena vuole omaggiare il fatto che quando Van Gogh arrivò a Parigi sperimentò con diverse correnti pittoriche.
Vi ricordiamo che, dopo il grande successo del film in Italia e a grande richiesta del pubblico, Loving Vincent tornerà nelle sale il 20 novembre per un’unica data nazionale davvero imperdibile.
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