L’emergenza sanitaria da Covid-19 sta causando non pochi problemi anche a una Company grande e potente come la Disney. I numeri sono impressionanti: perdite da circa 30 milioni al giorno, tra produzioni cinematografiche e televisive bloccate, release nei cinema rimandate, eventi sportivi annullati (la Disney gestisce la ESPN, la più importante emittente sportiva statunitense) e, ovviamente, la chiusura dei parchi Disney. Ricordiamolo, questa è la prima volta che tutti i Resort disneyani chiudono al pubblico simultaneamente.
C’è un intero business, basato in larga parte sull’aggregazione e sull’intrattenimento, da re-immaginare completamente. Una grande sfida per Bob Iger, tornato a rivestire il ruolo di CEO de facto per provare a gestire e risollevare la situazione: «Una crisi di questa portata, e il suo impatto su Disney, ha avuto come conseguenza il mio aiutare attivamente Bob [Chapek] e la Company nel fronteggiarla, in particolar modo perché è un’azienda che ho guidato per 15 anni».
Ma quali strategie verranno messe in campo per affrontare “il dopo”? Una cosa è certa, come dichiarato dallo stesso Iger a Barron’s:
«Non penso che riprenderemo il “business as usual” [cioè a gestire la compagnia come prima dell’emergenza]. Non posso parlare a nome di altre realtà, ma Disney coglierà l’occasione per cercare nuove strategie gestionali e di investimento più efficienti».
Quali prospettive future per i parchi Disney?
Salute e controlli
«Chiaramente, far sentire le persone al sicuro dal contrarre la malattia è l’ostacolo maggiore ed è molto complicato. Non riguarda solo – da ciò che sappiamo – il distanziamento sociale. Riguarda la gestione di diverse fasi, implementando una serie di procedure per far sentire le persone protette».
Quanto auspicato da Iger è di riuscire a mettere in atto ingenti piani per la continua sanificazione e igienizzazione degli ambienti, nonché per un controllo sanitario costante dei dipendenti e un sistema di tracing atto a ritracciare, eventualmente, tutti coloro che sono stati esposti al contagio. Tutto ciò, almeno fino all’arrivo di terapie efficaci per combattere Covid-19 e di un vaccino, per il quale ci vorrà almeno un annetto.
Il tipo di misure che, secondo la compagnia, è atteso dai guest potrebbe essere paragonabile a quelle introdotte dopo l’11 Settembre 2001. È da allora, infatti, che in alcuni Resort ha iniziato ad essere attuato lo screening al metal detector dei bagagli prima di poter entrare nei parchi e negli alberghi (misure implementate e rafforzate, ad esempio, a Disneyland Paris dopo gli attacchi terroristici avvenuti su suolo parigino nel 2015).
Prove tecniche made in China
Qualsiasi tentativo di riapertura dovrà, ovviamente, essere conforme alle disposizioni degli Stati che ospitano i diversi Resort. È per questo che, fino ad ora, i parchi asiatici sembrano essere più avanti nel processo. Ed è auspicabile che, qualora efficaci, le stesse misure adottate in oriente siano poi esportate anche in America ed Europa. In particolare, bisogna tenere sotto controllo ciò che sta accadendo al parco di Shanghai, primo a chiudere e primo a riaprire. È stato infatti annunciato che i battenti del Resort saranno di nuovo aperti al pubblico il prossimo 11 maggio. Già verso la metà dello scorso marzo, tuttavia, il Resort ha provato una piccola riapertura di Disneytown (un’area simile all’americana Downtown Disney e al nostro Village). Passiamo rapidamente in rassegna i provvedimenti e le precauzioni attuate:
- Screening della temperatura corporea all’entrata;
- Obbligo di presentazione dell’Health QR Code (sistema di contact tracing adottato in Cina basato su codici di colori diversi per indicare contagiati, persone a rischio e soggetti sani o guariti);
- Obbligo di indossare la mascherina;
- Orari di apertura ridotti;
- Ingresso limitato a un certo numero di visitatori (30% della capacità totale del parco);
- Promemoria per il mantenimento del distanziamento sociale mentre si passeggia o si è in fila (anche tramite apposita segnaletica calpestabile);
- Sospensione dei meet & greet con i personaggi (Topolino e co. saluteranno i guest da lontano in determinati momenti della giornata e durante un’unica parata);
- Prenotazione necessaria per qualsiasi attività, a partire dai biglietti di ingresso (che non saranno più “aperti”, neanche per gli Annual Pass Holders) e soggiorni, ristoranti, ma anche attrazioni (implementando le virtual queues, qualcosa di già visto nei parchi Disney).
Governi locali e pubblico internazionale
La misurazione delle temperatura corporea non sembra differire molto, come tipologia di provvedimento, dal già citato passaggio al metal detector. Mascherine e segnaletica per il distanziamento sono, invece, iniziative in linea con quelle già attive in numerosi paesi per l’utilizzo di mezzi pubblici, l’ingresso in strutture ospedaliere e amministrative, et cetera. Il punto davvero controverso quanto ad “esportazione” in altri parchi Disney è il contact tracing tramite app. Esso dipenderà dai singoli paesi ospitanti e sarà difficilmente applicabile con una ripresa a pieno regime delle attività, essendo i parchi frequentati da una platea di visitatori eterogenea, soggetti a regole e meccanismi di tracciamento diversificati a seconda dello stato di provenienza. Anche la questione delle file virtuali potrebbe comportare delle complicazioni, ma su questo punto torneremo più avanti.
Altri piccoli test sono stati effettuati per la ripresa degli spettacoli, che avverrà in un secondo momento. Per quanto riguarda gli show al coperto si sta, prevedibilmente, progettando un piano di distanziamento tra gli spettatori basato sulla riduzione della capacità dei teatri, lasciando posti e file vuoti tra una persona e l’altra. Per gli show all’aperto non sono stati pubblicati dettagli.
Le proposte della Universal
Non si creda, ovviamente, che oltreoceano si attendano semplicemente gli sviluppi. Numerosi team, infatti sono a lavoro su diverse ipotesi di riapertura. In particolare, nelle scorse settimane, in Florida, si è tenuta un’importante riunione della Reopen Florida Task Force, della quale fanno parte anche i vertici di Walt Disney World, Universal Orlando e SeaWorld. Nel corso del meeting il CEO del parco Universal, John Sprouls, ha indicato alcune proposte per la riapertura dei parchi a tema.
- Potenziamento dei sistemi di fila virtuale;
- Invito all’utilizzo, da parte dei visitatori, di mascherine;
- Misure atte a garantire il distanziamento sociale (come il distanziamento del pubblico durante gli spettacoli);
- Operazioni di sanificazione delle strutture più frequenti nel corso della giornata;
- Maggior utilizzo delle ordinazioni via telefono e dei sistemi di pagamento contactless;
- Screening quotidiano degli impiegati.
Alcune tra queste ipotesi sono il risultato di una consultazione tramite sondaggio con i fan del parco a tema. Vale la pena citare altre tre proposte avanzate “dal basso” e non riportate durante il meeting: sospensione delle parate e degli show serali, limitazione dei visitatori ammessi nel parco (circa metà della capacità massima), rimozione degli occhiali 3D dalle attrazioni.
Fastpass vs Boarding Pass
A dispetto di chi vedrebbe inattuabile che la Disney accetti proposte provenienti dalla Universal, a causa di un’aspra rivalità, bisogna constatare che più volte, nelle situazioni di emergenza, i due Resort di Orlando han “fatto squadra” e adottato provvedimenti estremamente simili. Inoltre, si noti come alcune delle ipotesi avanzate da Sprouls siano perfettamente in linea con quanto già messo in atto a Shanghai. A parere di chi scrive, in entrambi i resoconti, l’unico punto davvero controverso riguarda le file virtuali.
Con l’apertura dell’attrazione Rise of Resistance a Galaxy’s Edge, Disney aveva messo a punto un sistema ad hoc di prenotazione scaglionata, per evitare lunghe file di svariate ore. La grave criticità del meccanismo di booking riguardava l’assenza di indicazioni circa l’orario di prenotazione. Pertanto i guest che riuscivano ad accaparrarsi un boarding pass tendevano ad attendere per ore nei pressi di Galaxy’s Edge, congestionando tutto il parco Disney’s Hollywood Studios. Le testimonianze fotografiche di tali assembramenti sono a dir poco impressionanti e non sembrano affatto in linea con la necessità di un quanto più rigoroso distanziamento sociale. L’auspicio è che, quindi, i sistemi di coda virtuale possano essere più simili al già ben noto Fastpass.
Sì, ma quando?
Difficile fare pronostici relativi alle tempistiche di riapertura dei parchi Disney. Come già detto, in gran parte dipenderà dalle direttive dei governi nazionali e locali. Dalla Francia, ad esempio, dopo un primo impeto di riapertura, sembra esserci stato un rallentamento. Per non parlare della California dove, ad oggi, sembra ancora tutto fermo.
È ovviamente nell’interesse dalla Company riaprire nel minor tempo possibile per tamponare e recuperare le perdite. Tuttavia pare che, a tal proposito, qualcosa si stia muovendo. Un rumor pubblicato soltanto da alcune testate (e per questo vi invitiamo alla massima cautela) vedrebbe coinvolto Walt Disney World nella ripresa del campionato NBA. Si sta ipotizzando infatti di utilizzare le strutture all’interno del Resort (tre arene, diversi campi di allenamento, alberghi e ristoranti) per ospitare le squadre di basket e permettere loro di completare la stagione in tutta sicurezza. Una sorta di villaggio olimpico, chiuso al pubblico, nel quale tutti gli atleti e il loro staff tecnico potrebbero vivere isolati (e monitorati) fino al termine della competizione. Una prospettiva economicamente ancor più interessante se, come detto in apertura, consideriamo che la Disney è proprietaria anche dell’emittente ESPN.
Questo è, fino ad ora, quanto sappiamo circa i piani di riapertura dei parchi Disney. Tuttavia, quell’auspicio di non ritorno al business as usual potrebbe aprire a ulteriori e sorprendenti novità. E, da questo punto di vista, il silenzio del Presidente di Walt Disney World, durante la sopracitata riunione della task-force per la riapertura delle attività in Florida, appare alquanto sospetto…
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