Nel corso di Lucca Comics & Games 2016 grazie alla collaborazione di Nemo Academy abbiamo incontrato i fratelli Tom e Tony Bancroft, presenti alla manifestazione per presentare i loro artbook pubblicati da La città delle nuvole.
I fratelli Bancroft vantano una lunga esperienza (terminata per entrambi intorno agli anni 2000) all’interno degli studi di animazione Disney, dove hanno contribuito ad alcuni tra i film e i personaggi più amati di sempre. Tom è infatti la matita che ha creato il drago Mushu, oltre ad aver contribuito ad altri personaggi come Iago e Simba cucciolo. Tra le creazioni di Tony ci sono invece personaggi come Kronk e Pumbaa, nonché il film Mulan, di cui è stato co-regista.
I nostri Irene, Giulia e Alessandro hanno parlato con i due artisti della scomparsa dell’animazione tradizionale, del passato e del futuro dell’arte ai Disney Studios. Ecco il resoconto della nostra chiacchierata.
Irene: Oltre ad essere grandi fan Disney, uno dei motivi per cui siamo qui con voi è che tra gli articoli più popolari del nostro blog c’è una traduzione in italiano del vostro podcast in cui avete discusso insieme a Nik Ranieri la morte del 2D. Per la prima volta qualcuno ha avuto il coraggio di dire cosa è successo realmente alla Disney, quando attualmente li sentiamo ripetere continuamente cose come “dipende dal regista” o “noi vorremmo rifare film in 2D, ma…”
Tony Bancroft: Non è per niente vero, sono solo cose che la company gli impone di dire. Penso che fosse vero all’inizio, quando John Lasseter è tornato ed è diventato presidente della Disney Animation. Lui adora il 2D, ama la sua tradizione, è la tecnica con cui è cresciuto e non avrebbe mai voluto essere lui ad ucciderla, ovviamente. Quindi il suo motto era: se è la tecnica adatta per il progetto, allora la useremo. Ma il fatto è che nessun progetto era mai adatto. Perciò ciò che diceva non poteva essere vero se poi ogni film veniva automaticamente spinto verso la CGI. E non vedo nessun cambiamento nei prossimi anni su questo fronte. Adesso penso che siamo arrivati al punto in cui i registi non osano neppure chiedere se possono sviluppare un progetto in 2D. Lo studio non ha neanche più i mezzi per farlo.
Tom Bancroft: Inizialmente pensavamo: “ok, possiamo ancora proporre un’idea e magari potrebbe diventare un film in 2D”. Ma ciò che non sapevamo è che dall’altra parte c’erano i dirigenti e i responsabili del marketing e loro ormai avevano deciso che non avrebbero più fatto film in 2D, che quella tecnica non vendeva più e che il mondo voleva la computer animation. Allora non lo sapevamo, ma credo che oggi sia molto chiaro. Dicono ancora cose come quelle perché è ciò che la Disney si aspetta che dicano, ma è ovvio che non è vero. E inoltre non ci sono film in programma nella loro pipeline, ovvero da qui ai prossimi 10 anni. E se non ci sono film in 2D nei piani, possiamo praticamente definirla una tecnica morta.
Irene: E non hanno più neanche gli animatori, perché ve ne siete andati tutti.
Tom: Vi dirò un segreto che non è mai stato rivelato, solo per il vostro articolo. Quando Lasseter arrivò alla Disney e mentre stavano chiudendo il Disney Florida Animation Studio, ovvero dove lavoravo io, c’erano dei rumor che dicevano che Lasseter e Catmull fossero in trattative per comprarlo e renderlo uno studio separato dalla Pixar che si occupasse solo di film in 2D. Certo, è solo un rumor, ma so per certo che c’erano delle persone che stavano portando avanti l’affare per conto di Catmull. Penso che per John fosse un modo di mantenere vivo il 2D, ma purtroppo non ha funzionato.
Irene: E ora stanno facendo Moana in CGI e questo mi uccide!
Tom: Esatto. Ma c’è un po’ di animazione tradizionale nel film, hai visto il trailer? È di Eric Goldberg, ha realizzato queste animazioni stupende del tatuaggio di Maui. E c’è coinvolto anche Mark Henn. Ho pranzato con lui e mi ha raccontato che Eric aveva il compito di animare il personaggio del tatuaggio, ma che ogni volta che la Disney faceva degli screen test il pubblico era tipo: “Che bello! Ne vogliamo ancora!”. E così hanno aggiunto sempre più scene disegnate in 2D, Eric non riusciva più ad animarle da solo e gli hanno affiancato Mark Henn.
Irene: Sono gli unici due animatori 2D rimasti, vero?
Tony: Dovrebbero essercene anche altri… Randy Haycock dovrebbe essere ancora lì.
Tom: Ce ne saranno circa cinque… forse tre. Lo so, è molto triste.
Irene: È triste perché mi sembra che alla gente manchi il 2D, ma che l’azienda non lo capisca.
Tony: Ce lo dicono molti fan come voi. Tutti quelli che conosciamo sono esattamente come voi. Ma le cose cambiano e la Disney è una grande azienda, è prima di tutto un business e questo dobbiamo ricordarcelo sempre. Anche se noi siamo artisti e voi siete fan, alla fine loro fanno quello che fanno solo se genera un profitto. È l’eterno dibattito dell’arte VS il mercato, no?
Tom: Ma vi dirò che per noi è fantastico sentire, specialmente qui in Europa e specialmente da voi italiani, quanto amate il 2D e quanto volete un suo ritorno. Ce lo hanno detto anche negli USA, ma credo che qui in Europa ci sia un gruppo di appassionati ancora più grande. E penso anche che qui da voi riesca a sopravvivere un po’ di più; per esempio avete ancora Bruno Bozzetto. Noi non lo abbiamo. Ci sono dei piccoli studi, ma…
Tony: L’animazione 2D negli Stati Uniti è rivolta più che altro alla televisione, alle serie tv e alle pubblicità. Assolutamente niente a livello cinematografico.
Tom: Infatti sono stato contento quando ho visto che Moana aveva delle scene in 2D. Se non altro è qualcosa! E l’effetto che farà, siccome il pubblico lo adora così tanto e continua a chiederne ancora, aiuterà i dirigenti a ricordare che forse questa tecnica non è morta del tutto. Insomma, guardate!, il pubblico lo desidera ancora. Comunque penso che se tornerà e se mai la Disney ne vedrà di nuovo il valore, ciò che faranno sarà trovare uno studio esterno come quello di Ken Duncan e assumerli per fare un film. Non hanno più i mezzi ormai: tutti gli artisti se ne sono andati e anche l’attrezzatura non c’è più.
Tony: Sarebbe considerato un rischio. Non correrebbero mai il rischio di produrre un film animato interamente in 2D senza provare a produrlo fuori. In questo modo sarebbe meno costoso. Se dovessero farlo nei loro studi dovrebbero richiamare di nuovo tutti gli animatori, comprare altri tavoli da lavoro, carta e matite e diventerebbe così costoso che per loro sarebbe un rischio troppo elevato. È più facile dire “ok, forse può funzionare, ma noi ci limiteremo a assumere un esterno e ad assicurarci che sembri un film Disney”.
Irene: La cosa che mi fa ridere è che mi sembra che la CGI al momento si stia evolvendo verso l’imitazione dell’animazione 2D. Alla Disney per esempio utilizzano molto i pencil test per far sì che i loro personaggi sembrino animati a mano. E non capisco il perché… perché non farlo direttamente in 2D?
Tom: È vero. Quando guardo i pencil test e sono bellissimi penso “sembra stupendo, perché non possono semplicemente tenerlo così?”. Avete mai visto quello di Re Candito fatto da Eric Goldberg? Anche la versione in CGI non era male, non posso dire che era brutta… ma ce l’avevano già, era già perfetto su carta.
Irene: Per esempio, ho incontrato il supervisore dell’animazione per il film dei Peanuts della Blue Sky e mi ha parlato di quanti soldi e quanto tempo hanno impiegato per ricreare in 3D il design e la linea di Schulz. Mi sono trattenuta dal chiedergli il senso di questa operazione…
Tony: La penso esattamente come te. Perché non farlo direttamente in 2D? Perché anche solo pensare di farlo in 3D? Nel film c’erano quei brevi momenti in cui Charlie Brown pensa tramite dei baloon disegnati ed erano bellissimi! Avrebbero dovuto fare tutto il film in quel modo.
Tom: Dal punto di vista artistico per me hanno fatto un lavoro incredibile e sicuramente ha valore. Ma ne è valsa la pena di spendere tutto quel tempo e tutti quei soldi? Non saprei, probabilmente no.
Giulia: Cambiando argomento, parliamo di Mulan, probabilmente il vostro lavoro più noto per la Disney. Potete parlarci dello sviluppo del film e della creazione di questa eroina femminista così diversa dalle altre principesse Disney?
Tony: Io ho tre figlie, Tom ne ha quattro e il personaggio di Mulan è stato una delle cose che mi hanno attratto di più quando ho iniziato a lavorare al film. Mi sono unito al progetto un po’ più tardi, quando ormai era passato un anno dall’inizio della lavorazione. Avevo appena finito di lavorare a Il Re Leone e stavo lavorando a Il Gobbo di Notre-Dame quando mi è arrivata una telefonata con la qualche mi hanno chiesto di diventare il co-regista di Mulan. Conoscevo il progetto perché Tom e altri amici in Florida ci stavano già lavorando e sapevo che erano in difficoltà con la storia. La prima volta che ho letto lo script ho pensato che fosse molto serio e che andavano aggiunti più elementi comici. Infatti penso che questo sia uno dei maggiori contributi che ho dato alla pellicola: l’umorismo. Ma più di ogni altra cosa, sono rimasto affascinato da questa ragazza che avrebbe fatto di tutto per suo padre e per la sua famiglia. E questo era un elemento presente fin dall’inizio, proprio la cellula iniziale dell’intera storia. All’epoca avevo solo una figlia e mia moglie era incinta della nostra seconda bambina. Volevo poter regalare alle mie figlie un’eroina a cui ispirarsi per gli anni a venire. Le cose erano cambiate da La Bella e la Bestia e La Sirenetta, dove la protagonista era più tradizionale e basata sulle fiabe. Con Mulan avevamo davvero l’opportunità di realizzare un personaggio che avrebbe ispirato la generazione successiva. Tra l’altro, Mulan non è pensata per essere una donna sexy. Abbiamo discusso molto su quanto doveva essere femminile, anche perché ovviamente a un certo punto del film deve sembrare un uomo. Ma la cosa bella dell’animazione 2D – ed ecco un altro punto che rende il 2D fantastico – è che ci ha permesso di barare un po’. Infatti se guardate i disegni di Mulan ragazza e di Mulan ragazzo sono leggermente diversi. Quando è un ragazzo ha la mandibola diversa, le labbra diverse, gli occhi diversi… Nel film funziona e non te ne accorgi, ma guardando i nostri modelli ci si accorge subito che abbiamo barato.
Tom: Io vi racconto una storia. Prima dell’uscita del film mi sono recato ad una convention a Boston. Al tempo stavo lavorando su Mushu ed eravamo circa a metà produzione, quindi il pubblico sapeva dell’uscita di questo lungometraggio. Stavo firmando autografi e credo di aver mostrato anche una breve clip di Mushu, quando un signore cinese è venuto da me insieme alla sua bambina. Mi ha detto che da super fan Disney qual era non vedeva l’ora di condividere la sua passione con la figlia e che si era emozionato tantissimo quando aveva letto che la Disney stava realizzando Mulan, perché tra le storie della sua infanzia quella era l’unica che aveva come protagonista una donna. Era l’unica leggenda cinese che mostrava una donna forte e combattiva. Mi ha detto che non vedeva l’ora di condividere tutto questo con sua figlia e mentre lo diceva si è messo a piangere. È stato un momento molto commovente e non lo dimenticherò mai. Sono andato a casa e l’ho detto subito a Tony, perché in quel periodo stavamo proprio cercando di capire chi fosse davvero Mulan. Ascoltare quella storia ha influito molto sul film. Io dopotutto stavo lavorando a Mushu, un personaggio comico che non è esattamente la parte femminista del film, ma questa esperienza mi ha fatto guardare alla pellicola con occhi diversi.
Irene: E ora stanno facendo una versione live action di Mulan. Che ne pensate?
Tony: Non mi interessa affatto. È solo un’altra scelta della Disney per fare soldi. Adesso prendono i film vecchi e fanno la versione live action di ogni classico.
Giulia: Come il live action del Re Leone…
Tony: Quello è il progetto che più mi fa arrabbiare. Il Re Leone interamente in CGI non ha alcun senso. Lo faranno super realistico, e allora perché non sostituire il labiale alle riprese di leoni veri? Comunque, per il nostro podcast abbiamo intervistato Ming-Na Wen (voce originale di Mulan, ndr) e lei era decisamente molto interessata al live action di Mulan. Penso che voglia una parte nel film. E ha anche suggerito che sua figlia potrebbe magari interpretare Mulan.
Giulia: La nostra ultima domanda riguarda l’artbook che Tony presenta in anteprima a Lucca Comics & Games. Puoi parlarci di come è nata l’idea per questo libro e della selezione delle opere?
Tony: Tom ha fatto molti sketchbook in passato e quando andavamo al Comic-Con di San Diego normalmente lui passava il tempo a firmare i suoi libri, mentre io stavo semplicemente lì a dire ciao ai fan. Perciò mi ha suggerito di pubblicare anch’io un artbook. Non disegno così tanto come fa lui, perché oggi mi occupo più di dirigere e produrre film, ma mi sarebbe piaciuto molto realizzare un libro del genere. Così la Nemo Academy, che due anni fa ha pubblicato l’artbook di Tom, mi ha scritto proponendomi di realizzarne uno tutto mio. E dato che ho adorato ciò che hanno fatto per Tom, Sandro Cleuzo e Andreas Deja ho risposto ovviamente di sì! Poi ho raccolto tutto il materiale: alcune cose sono nuove e altre no. Volevo che ci fossero dei disegni Disney e poi molti lavori personali, figure cartoonose e creature bizzarre… C’è molta varietà all’interno, da adorabili design Disney a buffi zombie. Più o meno rappresenta tutto ciò che mi piace.
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