“Volevo che fosse un personaggio dalla natura semplice e pura in un mondo caotico”. È così che il regista visionario Tim Burton presenta Dumbo, il suo ultimo film, alla stampa e al pubblico dell’anteprima italiana di Roma. Dumbo è anche l’ultimo di una lunga serie di remake in live action dei classici Disney, che quest’anno vedranno l’uscita anche di Aladdin a maggio e de Il Re Leone ad agosto.
Il celebre regista, che a Roma ha ricevuto anche il Premio alla Carriera durante la serata dei David di Donatello, ha salutato gli ospiti della première dal palco insieme alla cantante Elisa, che nella versione italiana del film presta la propria voce a Miss Atlantis e interpreta l’iconica canzone Bimbo Mio durante la scena dell’incontro tra Dumbo e la mamma imprigionata. Elisa ha inoltre realizzato appositamente per Dumbo una nuova inedita versione della dolce melodia, che ha incantato Tim Burton in persona e che aprirà i titoli di coda del film.
Di seguito alcune delle curiosità più interessanti emerse dall’incontro tra Tim Burton e la stampa.
Tim Burton presenta Dumbo a Roma
Come mai si è deciso di ampliare la storia includendo nuovi personaggi umani?
Nella sceneggiatura si intrecciano dei parallelismi tra i personaggi umani e l’elefantino Dumbo. Entrambi vivono una condizione di lutto, di perdita. Holt ha perso il braccio, il lavoro e la moglie e deve rimettere insieme i pezzi della sua vita e della sua famiglia, tutte cose che si riflettono in ciò che accade anche a Dumbo, che perde la mamma. Il film originale è molto corto e abbiamo deciso di ampliare la storia, ma certi elementi chiave sono rimasti, per esempio il tema della separazione dal genitore, simboleggiato dalla bellissima scena con il brano Bimbo Mio.
Come è stato selezionato il cast?
Michael Keaton, Danny DeVito, Eva Green… sono tutti attori con cui lavoro da anni. Per me sono come una famiglia, sono molto felice e fortunato di poter lavorare con queste persone di cui mi fido e con cui ho un bellissimo rapporto. Mettere in scena uno spettacolo circense è un po’ come fare un film… è sempre un gruppo di persone strane che cercano di realizzare qualcosa di bello.
Il personaggio di Dumbo in questo film recita molto attraverso lo sguardo. Come lo avete realizzato?
È un’osservazione esatta. Essendo Dumbo muto, le sue emozioni dovevano essere espresse in modo diverso, rispecchiando anche la sua natura semplice e pura in un mondo caotico. Abbiamo lavorato molto per trovare il modo giusto per farlo parlare con gli occhi.
La storia parla anche di un artista indipendente, Medici, che dopo aver ottenuto un grande successo viene inglobato da una grande società. È un parallelo con ciò che accade a Hollywood?
Sicuramente come storia è molto familiare. Però qui abbiamo anche un lieto fine, non dimentichiamolo! Il personaggio di Dumbo fa la differenza: è “diverso”, ma riesce a rendere il suo difetto qualcosa di prezioso… e tutto il film tende verso il momento finale in cui lui spicca il volo!
Puoi parlarci del messaggio animalista del film?
Pur avendo fatto un film sul circo, non ho mai amato i clown e non amo vedere gli animali esibirsi. Gli animali non devono essere costretti a fare qualcosa contro la loro natura, per questo i circhi con animali non mi sono mai piaciuti… In effetti, prima di girare Dumbo non ho mai amato il circo. Ho voluto differenziare l’arte circense dallo zoo: il bambino deve essere affascinato dall’aspetto dello spettacolo, non dagli animali.
Come sei riuscito a “fare tua” la storia di Dumbo, a infonderle la tua poetica?
Quando mi hanno proposto di fare un remake di Dumbo ho pensato subito che sarebbe stato un compito difficilissimo e che non ce l’avrei mai fatta. Il film originale è bellissimo, ma anche difficile da riproporre, perché è figlio del suo tempo. Alcune cose, per esempio i corvi o Dumbo che si ubriaca, non possono essere mostrate oggi in un film per famiglie. Tuttavia probabilmente è il film che più di tutti mi avrebbe permesso di creare qualcosa di valido, perché contiene tante tematiche che mi sono care. Non ho voluto considerarlo semplicemente un remake di un film datato che ha fatto il suo tempo, ne ho preso le tematiche belle e le ho trasformate.
Quanta computer grafica c’è in questo Dumbo?
Ovviamente ce n’è. Oltre ad aver costruito i set e gli sfondi anche con l’aiuto del green screen… mancava letteralmente il protagonista, che per ovvie ragioni è stato fatto al computer. Altri elementi sono invece set reali, per esempio gran parte di Dreamland era un set enorme. Sono interessanti i cambiamenti della tecnologia, ma io in fondo sento il desiderio e la passione di fare cinema sul serio, anche materialmente, di fare un film che posso toccare. Per questo mi piacciono la stop motion e l’animazione fatte con le tecniche di una volta. Sicuramente è importante seguire gli aggiornamenti delle tecnologie, ma anche mantenere viva la natura del cinema.
Quindi non è vero che stai pensando a un film live action di Nightmare Before Christmas?
No!
Collabori con la Disney da tanti anni, e in questo lasso di tempo sei cambiato come artista, ma è cambiata anche l’azienda. Che Disney è quella di oggi? C’è libertà artistica?
No, quella non te la dà nessuno. È così, fa parte della vita. Lavorare in Disney è come essere in una famiglia: c’è del buono, del meno buono, ci sono controversie… è normale. Nessuno amerebbe la propria famiglia sempre e comunque. Come azienda si sta trasformando, ma in fondo non è l’unica a farlo, tra fusioni e ri-fusioni varie… Io non esisterei come regista se non fosse stato per la Disney dell’epoca; certo se fosse stata strutturata allora come lo è oggi non sarebbe stato possibile per me fare molte delle cose che ho fatto. Mi sento fortunato a lavorare con questa grande compagnia.