In occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, pubblichiamo un approfondimento a cura di Blagoja Belchevski sul rapporto tra la Walt Disney Company e il mondo LGBT dalla sua fondazione negli anni ’20 fino ai giorni nostri. L’analisi che faremo è di tipo storico e si asterrà da ogni giudizio cercando di riportare il più obiettivamente possibile i fatti e i dati.
Di seguito la prima parte dell’approfondimento.
Tracciare la storiografia della politica della Walt Disney Company nei confronti del mondo LGBT è un compito tutt’altro che facile. Il nucleo della compagnia, il Disney Brothers Cartoon Studio, nasce infatti nel 1923, un periodo storico ancora fortemente segnato da un profondo stigma nei confronti della sessualità “anticonvenzionale” (intesa come esterna agli schemi dell’eteronormatività mirata alla costruzione di un nucleo familiare). L’ostracismo effettuato nei confronti della popolazione omosessuale in quel periodo non ci permette quindi di dare un quadro dettagliato della situazione. Urge inoltre specificare che questo articolo intende essere unidirezionale; non tratterà quindi il modo in cui la popolazione LGBT si è rapportata all’immaginario Disney nel corso degli anni, un argomento decisamente più complesso che la sede presente non permette di trattare in maniera adeguata.
Si cercherà di seguito di fornire un quadro estremamente generale della situazione. Di fronte alla necessità di affermarsi sul mercato statunitense, il percorso artistico intrapreso da Walt Disney e soci si è inevitabilmente conformato ai canoni della società consumatrice, precedentemente identificata come la borghesia americana della prima metà del ventesimo secolo, fortemente orientata alla famiglia. Nel 1966, anno di morte di Walt, la compagnia aveva oramai consolidato quest’immagine di sé. Senza entrare nel merito di un’analisi approfondita della “sessualità Disney” , trattata in maniera estremamente eterogenea nel corso degli anni, è innegabile la presenza del filo conduttore dell’eteronormatività e dell’amore platonico. È indubbia, tuttavia, la presenza di istanze esterne a questa politica, per quanto sempre implicite, e spesso usate in chiave comica e/o messe in ridicolo. Pur portando sul grande schermo situazioni familiari tutt’altro che convenzionali (orfani, matrigne cattive ecc.), sfidare apertamente le norme della società consumatrice avrebbe inevitabilmente portato alla rovina definitiva degli studi, già alle prese con varie crisi finanziarie nel corso del mandato di Walt Disney stesso.
È irragionevole però supporre la totale assenza di dipendenti omosessuali all’interno della compagnia. Richard Hitt, dipendente di Disneyland Anaheim e membro della Lesbian And Gay United Employees (LEAGUE) Anaheim, entrò a far parte dello staff del parco nel 1957. Nel 1995, durante un’intervista per l’LA Times, dichiarò, ricordando un clima di tollerante indifferenza nei confronti della sessualità di membri dello staff del parco: “Prima [delle lotte sociali degli ’80] i diritti dei gay e il riconoscimento non erano parte del posto di lavoro. Ora lo sono.”. La situazione, tuttavia, pare sia stata nettamente diversa rispetto a quella degli studi nello stesso periodo. Tommy Kirk, giovane star di “The Hardy Boys” dello spettacolo televisivo di varietà targato Disney, The Mickey Mouse Club, è stato licenziato durante le riprese di The Misadventures of Merlin Jones nel 1963. La madre del ragazzo con il quale Kirk stava avendo una relazione segreta in quel periodo, avendo scoperto l’affare, si è appellata direttamente a Walt, il quale ha deciso di terminare il contratto di Kirk. “Nel 1963, la Disney mi mandò via. Walt però mi chiese di tornare per l’ultimo film di Merlin Jones, The Monkey’s Uncle, siccome i film di Jones si erano rivelati essere una miniera d’oro per lo studio.” dichiarò l’attore al riguardo. Se questo episodio è da considerarsi rappresentativo della politica dello studio, non ci è dato saperlo. Può tuttavia considerarsi rappresentativo della politica generale nei confronti degli omosessuali in quel periodo, dove un outing comportava serie retribuzioni dal punto di vista sociale, tra cui anche la perdita del posto di lavoro.
Le sommosse di Stonewall del 1969 e le successive lotte di riconoscimento nel corso dei due decenni a seguire hanno portato, seppur con qualche riserva, ad un’esposizione sempre crescente della popolazione omosessuale statunitense. Tutto ciò, per la Disney, si concretizza a partire dal 1980, che vede uno spiacevole episodio accadere nel parco di Anaheim. Due uomini gay sono stati infatti allontanati dal parco da un paio di guardie per avere ballato insieme sul Tomorrowland Terrace. I due hanno successivamente citato il parco in giudizio presso la Corte Superiore in un processo che si è protratto per quattro anni per infine concludersi con la vittoria della coppia in quanto, secondo la sentenza del giudice, il comportamento delle guardie avrebbe violato i diritti civili dei due. Questo episodio ha portato alla decisione da parte della direzione del parco di rimuovere il veto sul touch-dancing tra persone dello stesso sesso vigente fino a quel momento. Ciò tuttavia non ha impedito il verificarsi di un episodio analogo nel 1988, quando tre ragazzi gay hanno sporto denuncia contro il parco per essere stati interrotti nel danzare all’interno del parco l’anno precedente da parte di una guardia. I tre hanno deciso quindi di ritirare la denuncia in seguito all’impegno pubblico da parte del parco di non discriminare in base all’orientamento sessuale.
È azzardato però considerare questi episodi come rappresentativi della politica Disney nei confronti del mondo LGBT. Tenendo presente in mente l’intento di rispecchiare e di “accontentare” il mindset del consumatore medio di quel periodo, è altrettanto ragionevole supporre che siano semplicemente l’espressione dell’istinto di autoconservazione della compagnia. Negli anni ’90, infatti, la storica impresa di Walt Disney si saprà dimostrare una delle più progressiste degli Stati Uniti nel campo dei diritti civili. Gli sforzi congiunti della LEAGUE Burbank e della LEAGUE Anaheim, le associazioni di dipendenti gay e lesbiche dello studio e del parco, si concretizzeranno nella concessione degli stessi privilegi sanitari, dentali e in caso di decesso ai propri dipendenti omosessuali e i loro partner già in precedenza concessi allo staff eterosessuale e i rispettivi coniugi, diventando così una delle primissime realtà a trattare le coppie LGBT alla stregua delle coppie eterosessuali sposate.
Fonti:
Tinker Belles and Evil Queens: The Walt Disney Company From The Inside Out
LA Times: click / click