Terza parte dell’approfondimento a cura di Blagoja Belchevski sul rapporto tra la Walt Disney Company e il mondo LGBT dalla sua fondazione negli anni ’20 fino ai giorni nostri. L’analisi che abbiamo fatto è di tipo storico e si asterrà da ogni giudizio cercando di riportare il più obiettivamente possibile i fatti e i dati.
Questo articolo è dedicato alle vittime di Orlando 12/05/16.
L’era Eisner della Walt Disney Company tramonta nel 2005, con le dimissioni del ex-CEO un anno prima dell’effettiva fine del suo mandato. I rapporti GLAAD di questi primi anni del nuovo millennio sono tutt’altro che soddisfacenti: è infatti soltanto la sottodivisione Touchstone ad avere avuto il coraggio di portare, seppur marginalmente, dei personaggi LGBT sullo schermo. Ad esserne il teatro sono due commedie romantiche, Tutta colpa dell’amore e Sotto il sole della Toscana, rispettivamente del 2002 e il 2003. Fa invece da preludio al mandato di Bob Iger, iniziato nel 2006, il comedy-drama Kinky Boots – Decisamente Diversi, che narra la storia vera del proprietario di una fabbrica di scarpe il quale, per evitare il fallimento, comincia a produrre stivali per cross-dresser quali transessuali e drag queen. La storia sbarca successivamente a Broadway nel 2013, musicata da niente meno che Cyndi Lauper.
Si dovrà aspettare il secondo decennio dei 2000 per avere svolte più significative da parte della Company nei confronti del mondo LGBT. Il 2012 vede infatti la Marvel, acquisita da parte della Disney nel 2009, sancire il matrimonio tra Northstar, il primo personaggio Marvel apertamente gay, e il suo compagno Kyle Jinadu, sulle pagine del 51esimo numero di Astonishing X-Men. Nato dalle penne di Chris Claremont e John Byrne nel 1979, Northstar fa coming out nel 1992, quando la Marvel finalmente concede a Scott Lobdell il permesso di esplicitarne la sessualità nel numero 106 di Alpha Fight.
Il primo di febbraio del 2013, invece, George Kalogridis, già presidente del Disneyland californiano a partire dal 2009, diventa il primo presidente apertamente omosessuale del Disney World Resort di Florida. A cavallo tra il 2013 e il 2014, la Company attira su di sé le ire di varie associazioni conservazioniste tra cui la nota One Million Moms, sottodivisione della American Family Association, per avere portato sugli schermi del Disney Channel e della ABC delle realtà familiari LGBT. In particolar modo, a finire nell’occhio del ciclone è stata la serie Buona Fortuna Charlie, in onda su Disney Channel. L’episodio incriminato vede infatti un simpatico equivoco crearsi quando i genitori di Charlie dibattono se la madre di un’amica di Charlie si chiami Susan o Cheryl, salvo poi scoprire di avere entrambi ragione: la piccola si presenta alla festa di compleanno accompagnata da due madri, appunto Susan e Cheryl. La ABC, invece, ha portato sullo schermo due madri lesbiche e un ragazzo transgender con la serie The Fosters e ben due coppie omosessuali in Le Regole del Delitto Perfetto.
Nel 2014 la Disney ha inoltre espresso l’intenzione di rimuovere l’associazione Boy Scouts of America dal loro programma di finanziamento VoluntEARS, il quale permette ai dipendenti Disney, attraverso lo svolgimento di ore di lavoro volontario, di cumulare fondi da destinare a un’associazione a scelta. La BSA, infatti, sebbene l’anno precedente avesse ufficialmente aperto le porte al mondo LGBT con una votazione che ha raggiunto il 61% di consensi, aveva mantenuto il veto di concedere la carica di Scout Leader ai propri membri omosessuali.
Il 26 giugno del 2015, i parchi di Florida e di California sono stati illuminati dai colori dell’arcobaleno in occasione del riconoscimento del same-sex marriage da parte del senato americano. Il 23 marzo di quest’anno, invece, la Marvel Entertainment ha espresso l’intenzione di cessare le riprese nello stato di Georgia qualora il governatore Nathan Deal avesse approvato la Religious Freedom Bill. Il decreto in questione, infatti, avrebbe legittimato la discriminazione nei confronti dei cittadini LGBT per motivi di confessione religiosa.
La Company, tuttavia, sembra essere ancora restia a portare il mondo LGBT sul grande schermo. Spinto da USA Today ad esprimersi sulla presunta comparsa di una coppia di lesbiche nel teaser di Finding Dory, nelle sale italiane a partire dal 14 Settembre di quest’anno, rilasciato nel mese di maggio, il co-direttore Andrew Stanton ha dichiarato “Possono essere quello che volete che siano. Non c’è una risposta giusta o sbagliata.” Nel frattempo, il fandom sta chiedendo a gran voce l’inclusione di personaggi omosessuali, nello specifico attraverso la campagna #GiveElsaAGirlfriend nata su Twitter per mano dell’attivista diciassettenne Alexis Isabel, seguita dalla campagna #GiveCapitanAmericaABoyfriend, chiedendo così una svolta LGBT nell’universo cinematografico Marvel. Anche l’universo Star Wars sembra essere orientato in quella direzione, secondo le parole di J. J. Abrams. “Quando parlo del fatto di essere aperti a tutto non escludo i personaggi gay. Uno dei messaggi della Saga” ha affermato il regista di Il Risveglio della Forza “è proprio quello di essere aperti a qualsiasi cosa. Credo sia arrivato il momento di fare un passo del genere.” Mark Hamill, inoltre, interprete di Luke Skywalker, si è dichiarato favorevole ad una svolta omosessuale del suo personaggio.
I WDAS, del resto, seppur tenendosi dentro i limiti dell’eteronormatività, hanno offerto nel corso degli anni numerosi esempi di storie in cui una determinata caratteristica di un personaggio viene utilizzata dalla società per dimostrare la sua inferiorità. Tesi che la Disney, attraverso un efficacissimo storytelling, ha saputo demolire dimostrando che il personaggio in questione è, a tutti gli effetti, molto di più di una determinata caratteristica che non ne abbassa il valore, umano e sociale, in alcun modo. Troviamo esempi lampanti in questo senso nelle figure di Esmeralda, Tiana, Pocahontas, che si dimostrano essere degli esseri umani a trecentosessanta gradi, con sogni, speranze, pregi e difetti, al di là dell’essere rispettivamente una zingara, una ragazza di colore e una pellerossa in un contesto sociale che trovava nelle suddette caratteristiche una conferma della loro inferiorità.
Di fronte all’ennesimo rapporto negativo da parte della GLAAD per la totale assenza di personaggi LGBT nel corso del 2015 e della sempre crescente pressione da parte del fandom, si vedrà se la Disney si farà finalmente carico della responsabilità di portare sul grande schermo la realtà omosessuale, annoverando così tra i Classici un pezzo di realtà che ancora oggi fatica ad essere degnamente rappresentato dal mondo di Hollywood.