Topolino è un giornale che nel corso dei decenni è entrato a far parte nella vita di chiunque, grande o piccino che sia. Dietro alle storie dei nostri paperi e topi preferiti si cela però una redazione in pieno movimento che, da qualche mese a questa parte, si rivolge ad Andrea Freccero, già affermato illustratore del magazine divenuto ora supervisore artistico.
A Lucca Comics 2019 abbiamo incontrato Freccero per farci raccontare qualcosa di più del suo ruolo e per svelarci segreti e consigli per i giovani che aspirano ad entrare nelle fila del giornalino a fumetti più famoso ed amato di sempre.
Da qualche mese svolgi il ruolo di supervisore artistico di Topolino: perché si è ritenuto necessario creare questa figura, in cosa consiste e quali sono i tuoi compiti?
Andrea Freccero: “Quella del supervisore artistico è una figura che è sempre stata presente nell’editoria, quindi era un ruolo che mancava da parecchio tempo. La supervisione artistica su immagini che devono raccontare una storia è molto importante, non tanto per la qualità grafica in sé, ma – per come la vedo io – per fornire una specie di anello di congiunzione fra quelle che sono le esigenze dei disegnatori e degli artisti e le esigenze invece della redazione e dell’editore. Quindi è una lacuna che, a prescindere dal fatto che sia io, è stata finalmente colmata dopo molti anni”.
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Pubblicato da Andrea Freccero su Mercoledì 30 ottobre 2019
Come avviene la comunicazione nella triangolazione redazione-supervisore artistico-autori?
Andrea Freccero: “È un rapporto molto stretto, anche fra collaboratori di generazione differente, e non dobbiamo scordare che adesso abbiamo mezzi di comunicazione estremamente veloci: una mail, un messaggio e tutto viene svolto con una rapidità incredibile. Il rapporto con l’editore è un rapporto quotidiano, così come fra sceneggiatori e disegnatori: è un continuo feedback fra le parti. Quando uno sceneggiatore propone un soggetto alla redazione e questo viene approvato dando il via al suo sviluppo e al poter contattare un disegnatore che possa realizzarlo, questo lavoro deve essere fatto in modo relativamente veloce, basti pensare che per realizzare una storia che conti venti-trenta pagine possono servire, solo per il disegno, uno o due mesi di lavoro. Richiede certe tempistiche, quindi la comunicazione deve essere rapida, chiara ed efficace”.
Cosa si ricerca oggi in un disegnatore di Topolino? Le linee guida devono essere rispettate in maniera ferrea o è permesso – diciamo – “colorare fuori dai margini”, metterci del proprio?
Andrea Freccero: “Il settimanale di Topolino per tradizione è sempre stato un contenitore di stili e grafie differenti. Abbiamo avuto artisti di grandissimo profilo ed ognuno di loro ha sempre parlato attraverso la propria grammatica. Il disegno è come la scrittura: ha sempre un timbro personale. Ma non dobbiamo scordare che il mondo che dobbiamo raccontare è sempre quello disneyano. Io cerco di fare un po’ da collante fra tutti quanti, non senza una certa fatica, e cerco di trovare lo stesso punto di riferimento che poi alla fine è quello della classicità Disney. Esso non prevede di poter debordare oltre certi limiti, perché chi cerca la dialettica disneyana cerca un linguaggio molto specifico, come quello dei grandi autori del passato più o meno recente come Carpi e Scarpa che sono stati l’anello di congiunzione fra il comics americano e quello italiano. Ognuno di noi, alla fine, interpreta questo linguaggio in modo personale ma il punto di riferimento, per me, deve essere quello. I giovani sotto certi punti di vista hanno una piccola marcia in più. Noi veterani abbiamo l’esperienza maturata in anni che ci permette di riuscire a ragionare in un certo modo. I più giovani devono imparare cose che ancora ovviamente non conoscono, ma dalla loro parte hanno un modo di raccontare che è più vicino alle nuove generazioni e questa è una cosa che si sente”.
Le storie prodotte in Italia sono spesso tradotte ed esportate all’estero: come si fa ad andare incontro ad altre culture e come si lavora in questo senso?
Andrea Freccero: “La cosa è molto spontanea perché si lavora con personaggi che hanno una vita propria e noi non facciamo altro che metterli su carta e raccontarli, con il loro modo di recitare ed atteggiarsi. Sono universali e quindi facilmente appetibili. Indubbiamente ci sono preferenze a seconda della zona geografica: nel Nord Europa ad esempio sono più amati i paperi. Noi nel nostro piccolo abbiamo fatto scuola dal punto di vista narrativo e grafico ed è una piccola medaglia che mostriamo con un certo orgoglio”.
Con questo nuovo ruolo avrai anche meno tempo: hai comunque nuovi progetti da portare dentro Topolino?
Andrea Freccero: “Questo ruolo da supervisore artistico mi prende tutto il tempo! Quando disegnavo e basta era già difficile tenere traccia di quel che facevo, l’organizzazione non è il mio forte. Ora sto imparando ad affidarmi a post-it, agende e promemoria. I progetti sono tantissimi e l’editore sta lavorando molto sotto questo punto di vista quindi in un prossimo futuro cominceremo a vedere quello a cui stiamo lavorando. Per quel che mi riguarda, adesso sto come combattendo in trincea nel tentativo di svolgere a meglio il ruolo che mi hanno chiamato a coprire e devo dire che richiede un dispendio di tempo ed energie enorme. Nel frattempo porto avanti le copertine per l’estero e per l’Italia e alterno questo al mio nuovo compito”.