Tim Burton è uno di quei registi che non hanno bisogno di presentazione. Nato a Burbank il 25 agosto 1958, grazie al suo inconfondibile stile negli anni si è fatto apprezzare da critica e pubblico, sin dai primi passi nel mondo del cinema dove inizia come animatore alla Disney. Prima di debuttare come regista di un lungometraggio con Pee-wee’s Big Adventure (1985), il cineasta gira due corti: Vincent nel 1982 e Frankenweenie nel 1984, due lavori che presentano tutte le caratteristiche del suo cinema.
La fama e il successo di Tim Burton si devono in particolare al suo stile, caratterizzato da mondi fiabeschi e gotici e da storie dove non mancano l’emarginazione e la solitudine. Tra i grandi successi del regista spiccano Beetlejuice – Spiritello porcello, i due film su Batman, la fiaba dark Edward Mani di forbice – che segna l’inizio del sodalizio con Johnny Depp -, l’horror Il mistero di Sleepy Hollow e Big Fish – Le storie di una vita incredibile, considerato da molti uno dei suoi migliori lavori.
Una carriera lunga quasi 40 anni, dove non sono mancati film non propriamente riusciti come il remake de Il pianeta delle scimmie o mai realizzati come Superman Lives con protagonista Nicolas Cage e il terzo capitolo dedicato al pipistrello di Gotham. In attesa di sapere quale sarà il prossimo film che Tim Burton dirigerà dopo Dumbo nel 2019, il prolifico e amato regista è stato tra gli ospiti più attesi della sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, dove ha ricevuto il Premio alla carriera. Ecco cosa ha raccontato in conferenza stampa.
Più volte ha dichiarato che Lei realizza solo i film che sente e quindi la scelta dei suoi progetti è più emotiva che intellettuale. È ancora così?
Tim Burton: Non faccio film da un paio d’anni, ma sì. Ho sempre pensato che i film creati da me siano più emozionali. È diverso quando fai un film in cui metti passione.
Di tutti i personaggi che ha raccontato, quale sente più vicino a Lei? Visto che sta preparando la serie TV Wednesday, la serialità è per Lei un modo nuovo di raccontare? È l’evoluzione del suo cinema?
Tim Burton: Per quanto riguarda la prima domanda, i personaggi che sento più vicini a me sono Edward mani di forbice ed Ed Wood, in loro c’è molto di me. Non so quale dei due lo sia di più, ma mi sento molto come Ed Wood. Riguardo la seconda domanda, sì la serie è basata sul personaggio di Mercoledì Addams, che amo molto e che mi ricorda Beetlejuice e sono molto eccitato nel fare questo progetto.
Lei è stato il primo a raccontare il diverso e a battersi per l’inclusività. Cosa pensa di Hollywood, che oggi è quasi maniacale nella sua inclusività e nel suo essere multietnica? Inoltre cosa resta secondo Lei della fantasia in un cinema sempre più affascinato da storie vere?
Tim Burton: Mi sono sempre sentito un outsider e mi sento ancora così, per me i “diversi” sono personaggi come gli altri. È bello che oggi ci sia maggiore inclusione, ma io mi sento sempre nello stesso modo. A prescindere da dove sei nato o quali vestiti porti, capisco come si sentono gli outsider. È parte della mia vita, è qualcosa a cui non ho mai veramente pensato. Per quanto riguarda la seconda domanda la cosa bella dei film è che raccontano storie, anche i biopic spesso raccontano storie incredibili che superano la fantasia.
Sono più di 30 anni che collabora con Danny Elfman, può parlarci del vostro rapporto?
Tim Burton: La cosa divertente è che al momento lui è in concerto a Los Angeles con The Nightmare Before Christmas, lui interpreta Jack e c’è Billie Eilish che fa Sally. Mi piacerebbe essere lì adesso ma sono molto felice di essere qui. Per rispondere alla tua domanda, la musica è come un personaggio, ho sempre pensato lo fosse, così come la fotografia e la scenografia. Ecco perché tali collaborazioni sono così importanti, sono come attori o personaggi nel film.
La paura è sicuramente uno dei personaggi dei suoi film, ma di cosa ha paura Tim Burton?
Tim Burton: Non crederesti mai a quanto io sia terrorizzato all’idea di essere su questo palco ora. Seriamente. Non ho dormito l’altra sera al solo pensiero di dover essere davanti a tanta gente, siete magnifici ma è spaventoso. Non mi ci abituerò mai. Ma grazie per la pazienza.
Lei ha iniziato a lavorare molto presto, che consiglio darebbe a chi vuole iniziare a lavorare nel mondo del cinema? Come si affrontano la paura di non essere adatti o il giudizio altrui?
Tim Burton: È una bella domanda, c’è una sola cosa di cui non ho mai avuto paura: di cosa volevo fare. Quando fai qualcosa di artistico non devi avere paura, devi essere appassionato, non devi temere di fallire. Qualunque sia il progetto devi farti guidare dalla passione di star facendo qualcosa di speciale.
Pochi giorni fa è stato ospite alla Festa Johnny Depp, può parlarci del suo rapporto con l’attore? Inoltre tempo fa è uscito il sequel a fumetti di Edward mani di forbice, ha pensato di riprendere il personaggio?
Tim Burton: No, perché dopo che ho visto la versione porno ho deciso di chiudere con quel personaggio! (ride). Per quanto riguarda Johnny Depp, sono stato fortunato a lavorare con persone come lui o Danny, persone collaborative con cui mi piace lavorare perché c’è confronto. È bello lavorare con artisti che cercano di fare sempre cose diverse.
Cosa significa per Lei questo premio alla carriera?
Tim Burton: È il riconoscimento del lavoro di una vita, ma mi sento un po’ come al mio funerale! È un premio speciale perché Roma è una città che amo. Sono cresciuto vedendo film italiani di registi come Mario Bava, Federico Fellini, Dario Argento e molti altri. Ho un rapporto speciale con Roma, inoltre ho lavorato con artisti come Dante Ferretti e molte altre persone importanti per me.
I film che ha girato negli anni ’90 hanno cambiato il concetto di normalità, ma ora con il politicamente corretto viene filtrato tutto, cosa ne pensa? E visto che ha diretto Dumbo, cosa pensa dei remake in live action dei film d’animazione Disney?
Tim Burton: Odierei essere un comico oggi, non puoi dire nulla senza avere dei problemi. È un problema per ogni artista. Oggi devi fare attenzione a tutto quello che dici. A me non importa più di tanto, perché non faccio mai caso a quello che dico, a dire la verità non mi interessa. Per quanto riguarda i remake live action sono responsabile in parte. Non sono più un grande fan di questi film, è per questo che mi sono preso una pausa, mi sento come un topo in trappola. Ora la Disney è interessata a fare film Marvel, Pixar, remake e anche se sono stato parte di tale processo non ho intenzione di farlo nuovamente. Farei un’eccezione per il remake di Red & Toby (ride).
Quale dei suoi film predilige e perché?
Tim Burton: Vincent, dura solo 5 minuti!
Qual è la cosa più sbagliata che si dice di Lei?
Tim Burton: Che sono una persona cupa, ma non lo sono. È un’etichetta che mi porto dietro da sempre ed è anche il motivo per cui non mi piace bollare le persone. Non amo racchiudere le persone in semplici categorie, proprio perché non mi piace la sensazione di essere etichettato. È una cosa che è con me da sempre.
Ritornerà a fare film in stop-motion? Ha già qualche progetto in mente?
Tim Burton: Ho sempre qualcosa in mente, non qualcosa di specifico al momento. Per fare tale tipo di animazione servono artisti particolari, mettere insieme una squadra per farlo. È una forma d’arte specializzata. La stop-motion ha un posto speciale nel mio cuore e la userò sicuramente ancora.
Come è stato approcciarsi a Batman dopo la serie anni ’60 pensando di rivoluzionarlo totalmente e come è stata la risposta per un personaggio così oscuro e gotico rispetto al precedente?
Tim Burton: È stato speciale perché è stato come entrare in un nuovo territorio. Non c’era un modo per valutarne la validità. È stato eccitante perché era qualcosa di nuovo e la cosa strepitosa è che quello che abbiamo fatto all’epoca rimane ancora oggi.
La sala è piena di giovani, quindi Le chiedo come era Tim Burton da giovane? Ha ancora dei sogni?
Tim Burton: Ho sempre dei sogni, mi sento fortunato. Vivo sognando ad occhi aperti. La cosa importante, per chiunque, è creare.
Come si approccia con gli attori che dirige?
Tim Burton: Ogni attore è differente e io non sempre sono un grande comunicatore. Sono stato fortunato a lavorare con persone che mi hanno ispirato. Ho sempre lavorato con attori che hanno dato tutto, che hanno sempre provato cose nuove. Mi piace lavorare con attori che non guardano loro stessi e cosa hanno fatto.
Come si spiega che non abbia mai vinto un Oscar?
Tim Burton: Ho vinto un Golden Globe, sono felice così! A dire la verità non è vero, ho mentito. Sono stato solo nominato.
Come avviene il processo creativo in Tim Burton? Da cosa scaturisce la sua immaginazione?
Tim Burton: In genere vado in un bar, mi faccio un paio di drink e vedo che succede! A volte, non sempre (ride). Sogno costantemente ad occhi aperti, osservo le cose e cerco di capire se mi dicono qualcosa di diverso.
C’è un film che si è pentito di aver diretto e uno che si è pentito di non aver diretto?
Tim Burton: No. È vero quello che si dice, i film sono un po’ come i tuoi figli. Sicuramente ho commesso degli errori ma ogni film l’ho fatto per una ragione. Non ho rimpianti ad essere sincero, sono parte di me. Ho ricordi positivi e negativi di ogni progetto, sono un grande bagaglio di emozioni. Ci sono lezioni che ho imparato e cose che non rifarei, ma nessun rimpianto.
Riguardo al live action di Dumbo, può parlarci del film e del personaggio?
Tim Burton: Dopo Dumbo ho avuto un esaurimento perché ho relizzato che era la mia storia con la Disney. Io sono Dumbo, la creatura disadattata che lavorava in Disney. È un film in qualche modo autobiografico. È per questo che non sono ancora tornato a fare film, sono ancora traumatizzato.
Fonte immagini: Festa del Cinema di Roma.