Peter Ramsey, l’ultimo Premio Oscar al Miglior film d’animazione per lo straordinario Spider-Man: Un nuovo universo (Spider-Man: Into the Spider-Verse), è stato senza dubbio uno degli ospiti più attesi di VIEW Conference 2019. L’artista ha infatti tenuto una seguitissima masterclass e un keynote, entrambi incentrati sul tema dello storytelling, andando ovviamente a pescare dalla sua esperienza e in particolare dalla singolare lavorazione del film di Spider-Verse.
Nato e sempre rimasto a Los Angeles, California, Peter Ramsey ha iniziato la sua carriera come storyboard artist in numerosi film live action tra cui titoli come Minority Report, Cast Away, Independence Day, Men in Black, Il Grinch, Essere John Malkovich, Fight Club e L’incredibile Hulk. Per DreamWorks Animation ha diretto il suo primo lungometraggio, Le 5 leggende (2012). Il successo è esploso poi nel 2018 grazie a Spider-Man: Un nuovo universo, pellicola che Ramsey ha co-diretto con Bob Persichetti e Rodney Rothman per Sony Pictures Animation. Per questo film è diventato il primo regista afroamericano a vincere il Premio Oscar al Miglior film d’animazione.
Di seguito trovate la nostra intervista realizzata a VIEW Conference 2019 a seguito del suo keynote.
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Spider-Man: Un nuovo universo e Le 5 leggende hanno una storia in comune, quella dell’eroe che nel ricercare chi è veramente finisce per salvare il mondo e ispirare gli altri ad essere forti e coraggiosi. Hai una connessione particolare con questo tipo di storie?
Peter Ramsey: “Penso che tutti la abbiano. Ho pensato spesso alle somiglianze tra questi due film. Credo che si tratti semplicemente della tipica storia di un giovane che scopre chi è veramente e che ci sono altri come lui con i quali può stringere dei legami. Una sorta di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Ci sono innumerevoli versioni di questa storia, si tratta solo di arricchirla: nel caso di Spider-Verse, l’aspetto del multiverso la rende nuova e originale”.
Le musiche di Spider-Man: Un nuovo universo sono attentamente curate per affiancarsi alle immagini e al ritmo. Come avete lavorato per la colonna sonora?
Peter Ramsey: “Avevamo un grandissimo supervisore musicale: Kier Lehman è stato bravissimo ad aiutarci nel trovare brani vecchi, ma anche artisti nuovi che potessero integrarsi con il mondo di Miles. Abbiamo sempre cercato di ragionare dal punto di vista di Miles, ad ogni nuova canzone ci chiedevamo: se Miles la ascoltasse, gli piacerebbe? Questo è l’approccio con cui abbiamo curato l’aspetto musicale. Inoltre abbiamo chiesto al compositore Daniel Pemberton di utilizzare anche l’hip hop e lo scratch per dare alla colonna sonora questo tipo di feeling. Penso che questo abbia aiutato ad amalgamare le canzoni pop che abbiamo utilizzato: non sembrano semplicemente inserite nel film, ma sembrano far parte di una colonna sonora unitaria”.
Qual è stata la sfida più grande nel realizzare il film?
Peter Ramsey: “Credo che la sfida più grande per tutti noi sia stata mantenere il focus sull’arco emozionale di Miles. Sul fatto che è un ragazzino che sta crescendo, non sa bene cosa fare della sua vita, è indeciso tra la famiglia e l’affetto che nutre per lo zio, e su come tutto ciò dovesse inserirsi nella storia di lui che diventa un supereroe e ha a che fare con personaggi da altri universi. Con tutto quello che succede nella trama, è stata una sfida mantenere sempre il punto di vista di Miles e non lasciare che si perdesse nelle grandi scene d’azione. Abbiamo dovuto guardare a ogni elemento del film e decidere quanto valesse nell’economia della storia”.
Molte persone fanno fatica a definire lo stile di animazione che avete scelto per il film. Tu come lo descriveresti?
Peter Ramsey: “Direi che abbiamo scelto uno stile più grafico che risalta molto. Ricorda le tavole dei fumetti, con immagini nette e dinamiche. È animato in CGI ma con un numero di frame minore, perciò sembra differente da tutti gli altri film in computer grafica. Ma secondo me questo lo rende più unico, esattamente come un fumetto. È decisamente diverso, ma lo abbiamo voluto intenzionalmente così”.
Spider-Verse ha avuto una crew molto multiculturale e questo si rispecchia nel tema del film, ovvero che tutti possono indossare la maschera, tutti sono supereroi. In che modo la crew e l’ambiente in cui avete lavorato ha influenzato il film e viceversa?
Peter Ramsey: “Qualsiasi film tu sia realizzando, in qualche modo, finisce per rispecchiare la tua vita. Con questo film si vedono immediatamente i risultati di tutte quelle persone che, venendo da percorsi di vita completamente diversi, si sono radunate per creare qualcosa di speciale. A un certo punto abbiamo avuto circa 800 persone al lavoro in dipartimenti diversi, e tutte loro erano emozionate all’idea di fare qualcosa di unico e di nuovo. Quando il clima lavorativo è così, tutti iniziano ad assorbire questo tipo di energia positiva, e penso che sia esattamente ciò che è successo con Spider-Man: Un nuovo universo. Tutti volevano venire a lavorare con noi. Coloro che si occupavano degli effetti speciali a Sony ImageWorks ci chiedevano sempre più lavoro. Tutti avevano colto esattamente lo spirito del film, e questa è solamente la prova di cosa succede quando si permette agli altri di essere creativi, di mettere loro stessi nel loro lavoro e si dà loro la possibilità di essere artisti e non semplici ingranaggi di una macchina”.
Sei il primo regista afroamericano ad aver vinto l’Oscar per il Miglior Film d’Animazione, e sei anche il primo ad essere invitato a View Conference. Che cosa ne pensi?
Peter Ramsey: “Ci sono molti artisti afroamericani nell’industria dell’animazione, e molti di loro sono in ruoli dietro le quinte, diciamo, in posizioni che purtroppo non ricevono attenzione. Un mio caro amico è tra i supervisori degli effetti visivi di Frozen 2. Un altro, Bruce Smith, è regista e sceneggiatore. È vero però che storicamente ci sono stati meno artisti neri, ma questo ha a che fare con l’istruzione, perché molti afroamericani non avevano accesso a un livello di istruzione alto negli Stati Uniti fino a poco tempo fa, nemmeno nel campo dell’arte. Quando ero piccolo, io abitavo vicino a Hollywood, ma non ho mai nemmeno pensato di poter lavorare nell’industria del cinema, perché non vedevo tante persone nere nei ruoli che io sognavo di ricoprire. E anche questa è una barriera che ancora oggi dobbiamo abbattere. Per questo, ogni volta che ne ho la possibilità, mi piace parlare con i giovani e incoraggiarli a sognare. Ci vorrà ancora un po’ per ottenere il giusto riconoscimento, ma fortunatamente sempre più persone stanno avendo l’opportunità di fare il loro lavoro dei sogni”.
Pensi che le reazioni positive attorno a Spider-Man: Un nuovo universo daranno ad altri studi e altri registi la possibilità di sperimentare e creare qualcosa di nuovo e differente?
Peter Ramsey: “Non so se ci sono piani di questo tipo negli altri studi, ma per quanto riguarda il mondo dell’animazione posso dire che c’è decisamente interesse a questo approccio e tanti registi sarebbero interessati a provare. Molti sono venuti da me ringraziandomi per aver fatto questo film. Gli artisti ora si sentono più liberi di osare e rischiare con qualcosa di nuovo. Anche presso Sony ci sono numerosi progetti con registi diversi, e tutti sembrano intenzionati a provare con uno stile differente che sia artisticamente rivoluzionario”.
Leggi fumetti? Qual è la tua versione preferita di Spider-Man?
Peter Ramsey: “Sono sempre stato un lettore di fumetti. Sono un grande fan della Marvel, le loro storie mi hanno portato ad amare il fumetto. Leggo anche DC e ho letto delle storie europee tramite il magazine Heavy Metal. Per quanto riguarda Spider-Man, ovviamente adoro Miles. Era impossibile non affezionarmi a lui dato che ho lavorato al suo film. Molte persone che hanno lavorato con noi si rispecchiavano in Miles, e anche io, sicuramente. Mi è sempre piaciuto anche il Peter Parker originale. I primi fumetti che ho comprato con i miei soldi erano sempre quelli di Spider-Man. Mi colpiva come nelle sue storie Peter fosse arrabbiato, ritenesse i poteri di Spider-Man quasi una maledizione, ma allo stesso tempo sentisse la responsabilità di dover essere un supereroe. Questa complessità del personaggio da ragazzino mi affascinava”.
Infine, cosa puoi anticiparci sul tuo futuro?
Peter Ramsey: “Sto lavorando a nuovi progetti. Sarò produttore esecutivo per un film d’animazione per Netflix. E in qualche modo penso che sarò coinvolto anche nel sequel di Spider-Verse. Ancora è troppo presto per dirlo, perché hanno appena iniziato a lavorarci, ma vorrei ritornare nel mondo di Miles e continuare a raccontare la sua storia”.
Intervista di Mihály Kobela
Pictures courtesy of VIEW Conference